Fictiosessuali. Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Che cosa significa? Cosa sono?
Entriamo in un mondo di libertà e fantasia, di emozione. Qualcosa che si può vivere con il regno dell’inanimato e dell’inesistente. Un amore che va oltre ciò che è tangibile. Una calamita erotica verso ciò che c’è, ma non c’è.
Fictiossessualità, così viene chiamata, l’attrazione per i personaggi immaginari
Manga, anime, videogiochi e personaggi di serie televisive. Nulla di nuovo per i nostri appassionati e nerd detta così, eppure, il fulcro è lontano da ciò cui siamo abituati da sempre. Non si tratta solo di provare una semplice ossessione per qualcosa che ci piace tanto. La fictiosessualità si afferma come vero e proprio orientamento sessuale.
Tutto comincia in Giappone. A descriverci meglio il tema è il trentottenne Akihiko Kondo, felicemente sposato innamorato di una cantante dai capelli blu: Hatsune Miku.
Non sfugge però un piccolo dettaglio. Sua moglie non esiste davvero, è un ologramma.
Il New York Times ha approfondito il tema, la sua storia e le sue abitudini. La fictiosessualità, a detta di Akihiko Kondo, in Giappone è molto diffusa. Decine di migliaia di fictiosessuali sono ben convinti che non sia affatto strano interagire con il mondo inanimato.
Ed è qui che l’ inclinazione, il gusto, le voglie, toccano anche un sistema ideologico. Nasce un nuovo movimento culturale.
I fictiossessuali rivendicano la libertà di amare chi si vuole, indipendentemente da quale sia l’oggetto del desiderio. Ogni rapporto è dignitoso, non importa chi o cosa sia l’oggetto del desiderio, se esista o non esista veramente.
La maggioranza non la pensa così, però. Può essere davvero un orientamento sessuale? Molti lo reputano piuttosto un capriccio, o una strana mania. Non è bizzarro che questo trentottenne parli di un ologramma come fosse la donna più fantastica sulla faccia della terra? E quanto può esser sano sviluppare una passione amorosa per qualcosa che non vive nel mondo della realtà? Sono tanti gli interrogativi che si pongono intorno al tema.
Fictiosessuali: idealizzazione di un personaggio, lo facciamo?
Non ci è nuova, soprattutto nel periodo adolescenziale, la romanticizzazione, l’ossessione per personaggi di fiction.
Che fosse il protagonista di una serie TV, o l’eroe più coraggioso del mondo del fumetto, è capitato a chiunque di sviluppare una fascinazione che non fosse un semplice ‘mi piace tanto.’
E non neghiamo nemmeno l’attrazione erotica, il fascino del design, dell’aesthetic, del disegno. Gli interpreti del mondo dello spettacolo poi, di sicuro, per l’occhio e per l’immaginazione nel corso del tempo hanno dato una spinta in più. Ad oggi è innegabile dire che non si possa sviluppare un sentimento emotivamente travolgente nei confronti dei personaggi di finzione.
È un fenomeno tanto nuovo? Appartiene solo alla cultura pop? Forse la fictiosessualità tocca temi e radici ben più profonde e lontane nel tempo di quanto pensiamo e non per forza sempre e completamente corrispondente ad un orientamento sessuale. Il dibattito resta comunque aperto. Proviamo a capire di più.
Fictiosessuali, forse esistono da sempre
Innamorarsi di qualcuno non per la sua identità nel mondo reale, ma per associazione ad un personaggio di fantasia è possibile. Il reale non corrisponde all’ideale, eppure c’è attrazione. Il soggetto trasferisce ciò che vorrebbe nella persona realmente esistente e le sfumature diventano sempre più sottili. E’ possibile innamorarsi di un’idea? Realtà e finzione possono confondersi, incrociarsi. Succede nel romanzo l’Illusione di Federico De Roberto (1891). In cui la protagonista, Teresa Uzeda “ è sempre assetata d’amore.
Un episodio apparentemente minore ma estremamente significativo della sua adolescenza descrive l’infatuazione del tutto immaginaria dell’attore Broggi. […] L’infatuazione per Broggi è fondamentalmente suscitata dalla supposta bellezza dell’attore e dalle parole da lui recitate con una voce che fa addirittura tremare la giovane spettatrice.” Come riporta il saggio La litania del potere e altre illusioni Leggere Federico De Roberto di R. Galvagno.
Teresa si innamora di Broggi, un attore, perché si è in realtà innamorata del personaggio che interpreta nell’opera Il Falconiere.
Lati negativi? Quando l’amore è irraggiungibile
Che sia l’attrazione verso qualcosa che si sa di non avere mai completamente, a rendere più accattivante questa forma d’attrazione? Non è nuova nemmeno questa concezione, non del tutto dissociabile dal tema che stiamo affrontando. I romantici tedeschi la chiamavano Sehnsucht: lo struggimento verso l’oggetto del desiderio.
Secondo Ladislao Mittner, di un anelito verso qualcosa che non si è mai raggiunto. Il desiderio del desiderio, la dipendenza dal desiderio. Può anche questa essere intesa come una sfumatura, o una spinta d’attrazione verso qualcosa di immaginario. Una nota stonata, se pensiamo che nella cultura romantica, tanto struggimento potesse portare a psicopatologie autodistruttive.
Siamo sicuri ad oggi, che l’esempio di Akihiko Kondo, per quanto possa scatenare discussioni o polemica, trasmetta da parte dell’amante invece un senso di pace, di semplicità e di serenità.
Che sia proprio questa la chiave per la via?
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Sofia Pucciotti