Aderire al fondo Fonte è davvero una scelta vantaggiosa? Per decidere con consapevolezza dove destinare il proprio TFR, è fondamentale raccogliere tutte le informazioni disponibili. Anche piccole differenze di rendimento tra le opzioni, infatti, possono tradursi, nel lungo periodo, in decine di migliaia di euro di guadagno o di perdita.

Per i lavoratori dipendenti con un contratto nel settore terziario, il fondo pensione Fonte rappresenta una scelta apparentemente naturale. Si tratta del “Fondo di previdenza complementare per i dipendenti di aziende del terziario, commercio, turismo e servizi”. Il nome stesso evidenzia la sua funzione: Fonte è il FONdo per il TErziario.

Per fornire il maggior numero di informazioni possibili su questo tema, SoldiExpert SCF, una delle principali Società di Consulenza Finanziaria Indipendente in Italia, ha realizzato un’analisi approfondita che esamina con chiarezza tutti gli aspetti rilevanti. L’obiettivo è offrire un quadro completo dei punti di forza e delle eventuali criticità, aiutando i lavoratori interessati a prendere decisioni più consapevoli e informate.

Le informazioni da conoscere prima di aderire al fondo Fonte

Il fondo Fonte, secondo quanto emerge dall’approfondimento di SoldiExpert SCF, è definito un fondo “chiuso” o “negoziale”, riservato esclusivamente a una specifica categoria di lavoratori dipendenti del settore commercio, terziario e servizi.

In pratica, ciò significa che solo chi è inquadrato nel Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) per il commercio, terziario o servizi può aderire, escludendo gli altri lavoratori da questa possibilità di sottoscrizione.

Il fondo Fonte riceve il versamento annuale obbligatorio dei dipendenti, derivante dal TFR, e può includere anche contributi volontari. Tali importi sono trattenuti e trasferiti direttamente dal datore di lavoro al fondo.

Un elemento rilevante è rappresentato proprio dal contributo del datore di lavoro, che si aggiunge a quello del dipendente e, in molti casi, risulta persino superiore, garantendo così un vantaggio aggiuntivo.

Perché solo un lavoratore su cinque destina il TFR al fondo Fonte?

In alternativa al versamento del TFR nel fondo Fonte, il lavoratore può, in alcuni casi, scegliere di mantenerlo in azienda oppure optare per un fondo pensione differente. Tra le possibilità ci sono fondi “aperti”, accessibili a lavoratori di qualsiasi settore, o Piani Individuali Pensionistici (PIP), solitamente proposti dalle principali compagnie assicurative.

Prima di prendere una decisione così rilevante come quella di aderire a un fondo pensione, ci sono numerosi aspetti su cui riflettere attentamente, soprattutto per chi è giovane e ha davanti a sé un’intera carriera lavorativa. Le scelte effettuate oggi possono portare a risultati finali molto diversi tra loro, con un impatto significativo sul proprio futuro finanziario.

Come ricorda Marco Cini, consulente del team di SoldiExpert SCF, solo un lavoratore del terziario su cinque ha deciso di aderire al fondo Fonte.

Ma quali sono le ragioni di questa scelta? Potrebbero essere dovute a una scarsa informazione, a un disinteresse generale o a rendimenti considerati poco attraenti. Sebbene il calcolo possa sembrare complesso, l’assistenza di un consulente finanziario indipendente può rendere tutto molto più chiaro.

I costi del fondo Fonte sono fra i più bassi del settore

Come ricorda sempre SoldiExpert SCF, in tutti i prodotti finanziari, assicurativi e previdenziali, una delle variabili più importanti da considerare è rappresentata dai costi.

Se l’andamento futuro dei mercati è imprevedibile, i costi sono invece certi. È quindi fondamentale ridurli al minimo, poiché commissioni elevate erodono il margine dei rendimenti ottenuti dai mercati, riducendo l’efficacia degli investimenti nel tempo.

Nel caso del fondo Fonte, i costi risultano tra i più competitivi nella sua categoria, come attestato dalla COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, che pubblica annualmente i dati relativi all’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC) sul proprio sito.

Il meccanismo di funzionamento del fondo Fonte e degli altri

Il funzionamento del fondo Fonte e di altri fondi pensione affini segue un meccanismo simile. Il fondo viene istituito sotto forma di società o associazione, con un consiglio di amministrazione e un regolamento dedicato. È inoltre obbligatoria l’iscrizione al registro della COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), che ne garantisce il controllo.

In base alla normativa vigente e alle esigenze della categoria di riferimento, il fondo attiva una o più linee di investimento, affidandole a un gestore specializzato. Questo significa che i contributi degli aderenti al fondo Fonte, così come quelli dei partecipanti a fondi pensione simili, vengono investiti collettivamente nei mercati regolamentati, seguendo diversi profili di rischio.

Il fondo Fonte, come riporta l’analisi di SoldiExpert SCF, è suddiviso in quattro comparti: conservativo, sviluppo, crescita e dinamico, ciascuno dei quali attribuisce pesi differenti alle diverse asset class, come obbligazioni, azioni titoli di Stato e altri fondi di investimento.

Poiché l’investimento in fondi comuni comporta generalmente costi più elevati rispetto ad altri strumenti finanziari, è fondamentale valutare con attenzione la scelta del comparto più adatto alle proprie esigenze.

La gestione del patrimonio sottostante viene affidata a società finanziarie autorizzate e specializzate, come banche, compagnie assicurative, SIM o SGR, anziché essere effettuata internamente. Questo avviene generalmente tramite selezioni o bandi di concorso periodici. Sarà poi compito dei gestori ottenere rendimenti competitivi e affrontare al meglio le fasi di mercato più turbolente.

Il riscatto del fondo Fonte è sempre possibile?

Niente paura, nessuno intende “sequestrare” i vostri beni. Nel contesto dei fondi pensione, compreso il fondo Fonte, il termine “riscatto” si riferisce semplicemente alla possibilità di prelevare i propri soldi in caso di necessità, ovvero di recuperarli.

In questo contesto, però, è cruciale ricordare che l’idea di un “riscatto sempre possibile” è un’illusione. La possibilità di recuperare i propri fondi è disciplinata dalla normativa vigente e dal regolamento interno del fondo stesso.

In genere, i prelievi sono limitati a importi minimi e sono consentiti solo dopo un determinato periodo di tempo. Anche nel caso del fondo Fonte, il riscatto e la conversione in rendita mensile sono possibili solo al raggiungimento dell’età pensionabile, e comunque con specifiche condizioni da rispettare.

Questo evidenzia l’importanza di avvalersi di un consulente finanziario indipendente, capace di analizzare non solo gli aspetti finanziari del fondo Fonte, come rendimenti, costi di gestione e tipologia di investimento, ma anche i vincoli normativi e le condizioni che possono influire sull’effettivo utilizzo dell’investimento.

Tempi di liquidazione e burocrazia

In Italia, la burocrazia rappresenta uno dei principali timori per contribuenti, aziende e privati. Anche per il fondo Fonte, tempi di liquidazione e modalità di accesso alla rendita possono destare qualche preoccupazione. Resta infatti la domanda: quando raggiungerò l’età pensionabile, tra venti o trent’anni, quanto tempo ci vorrà per ottenere la rendita per cui ho contribuito?
Il fondo Fonte stabilisce un periodo di 90 giorni per la liquidazione, a partire dalla richiesta, necessario per verificare il rispetto dei requisiti di legge per accedere alla pensione. Successivamente, è possibile scegliere tra diverse opzioni di conferimento, come una rendita vitalizia immediata o altre tipologie.

Inoltre, vi è l’opzione di continuare a versare contributi anche dopo aver maturato i requisiti pensionistici, senza riscattare il fondo. Pertanto, per quanto riguarda il fondo Fonte, i tempi di liquidazione e le pratiche burocratiche non dovrebbero rappresentare un ostacolo significativo.

Fondo Fonte: oltre 250.000 aderenti

Un indicatore significativo dell’importanza attribuita al fondo Fonte dai lavoratori del terziario è il numero degli aderenti. Secondo i dati più recenti, aggiornati a settembre 2023, conta infatti oltre 268.000 iscritti, con un trend di crescita costante negli ultimi anni.

Come evidenzia l’approfondimento di SoldiExpert SCF, però, esistono due categorie di aderenti: i consapevoli e i cosiddetti silenti. I primi scelgono deliberatamente di destinare il proprio TFR al fondo, mentre i secondi non compiono alcuna scelta esplicita. 

In assenza di una decisione chiara, il TFR viene automaticamente conferito al fondo Fonte, che rappresenta il fondo negoziale di riferimento per la categoria. Attualmente, circa 60.000 aderenti, pari al 22% del totale, rientrano nella categoria dei silenti.

Meglio diffidare dalle recensioni sui fondi pensione

Quando si affrontano temi fondamentali per il proprio benessere personale e familiare, l’ultima cosa da fare è basarsi esclusivamente su opinioni e feedback trovati online. Anche sul fondo Fonte, sebbene esistano molte recensioni disponibili, l’argomento è troppo complesso per affidarsi unicamente al web.

Le recensioni sul fondo Fonte, ad esempio su Trustpilot, sono poche e prevalentemente negative. Online è comune trovare critiche, poiché chi è soddisfatto raramente recensisce. Affidarsi a tali opinioni per scelte importanti, come quelle che incidono sul futuro pensionistico, è sconsigliabile. Meglio basarsi su analisi esperte e approfondite.

La decisione corretta, del resto, dipende da numerose variabili, che spaziano dal profilo di rischio e dagli obiettivi di vita, fino a una normativa e a un sistema regolamentare particolarmente articolati.

In questo caso, infine, il consiglio è quello di iniziare approfondendo le analisi fornite da SoldiExpert SCF sul fondo Fonte, per poi valutare l’opportunità di rivolgersi a un consulente finanziario indipendente di fiducia. Un esperto può offrire una visione chiara e personalizzata, supportando scelte mirate in base al proprio profilo di rischio e obiettivi di vita.