A pochi giorni dal GP di Monza, rendiamo omaggio al talento di Jochen Rindt che vi perse la vita nel 1970 divenendo l’unico campione postumo di F1.
Jochen Rindt – Negli annali dell’automobilismo, compare tra gli iridati un nome legato ad un tragico destino. Jochen Rindt venne difatti proclamato campione del mondo un mese dopo la sua scomparsa sul circuito di Monza, un titolo che gli è valso il primato più doloroso nella storia della Formula 1. Ma il tedesco naturalizzato austriaco era prima di tutto un pilota di grande talento, dalla guida veloce e spettacolare. Quella del ‘70 non sarebbe stata l’unica sua vittoria se il destino non l’avesse portato via a soli 28 anni, in un’epoca letale fortunatamente lontana dai giorni nostri.
Jochen Rindt – La strada verso la F1
Orfano di guerra, venne allevato dai nonni in Austria e già da bambino sviluppò una grande passione per l’automobilismo. All’età di 19 anni decise di vendere l’azienda ricevuta in eredità dal padre per partecipare ai campionati rally e turismo. Poco dopo approdò in Formula 2, categoria nella quale collezionerà un numero impressionante di pole e vittorie, tra cui il trionfo del ’64 sul circuito di Crystal Palace battendo avversari del calibro di Graham Hill e Jim Clark. L’anno della svolta fu il 1965: vinse la 24 Ore di Le Mans sulla Ferrari 250 LM ed approdò in Formula 1 alla guida della Cooper.
Jochen Rindt – La tigre di Graz
I primi risultati in F1 furono scarsi per via della poca competitività della monoposto ma già nel ’66 chiuse il campionato in terza posizione per poi passare alla Brabham e alla formidabile Lotus nel 1969 in coppia con Graham Hill. La sua guida spettacolare, sempre di traverso, gli procurò una folta schiera di tifosi. Bernie Ecclestone divenne il suo manager, Jackie Stewart il miglior amico col quale condivideva sfide memorabili in pista, mentre la bellissima moglie Nina era la sua cronometrista. Dopo aver conquistato la prima vittoria nel GP degli Stati Uniti del ’69, inaugurò magistralmente il campionato successivo con cinque vittorie su sei apprestandosi a raggiungere il meritato trionfo.
Jochen Rindt – Dies horribilis
Il 5 settembre 1970 iniziarono le prove per il GP d’Italia. La pista di Monza era proverbialmente appannaggio della Ferrari e Jacky Ickx sulla 312 B rappresentava l’uomo da battere. La Lotus era pronta ad affrontare la prova ricorrendo a configurazioni aerodinamiche estreme per ridurre il gap prestazionale con la Ferrari su una pista veloce come Monza. Tali configurazioni unite alla presenza del guard-rail e di una buca si riveleranno fatali all’altezza della Parabolica.
Fu Jackie Stewart a dare la notizia alla moglie Nina che attendeva preoccupata nei box mentre un silenzio glaciale scendeva sugli spalti gremiti. Ma come il destino toglie, il destino dà. Un mese più tardi, il motore di quella maledetta vettura fu espiantato per essere montato sull’auto di Fittipaldi che vinse a Watkins Glen impedendo a Ickx di superare in classifica il compagno. Jochen Rindt divenne così il primo e unico campione postumo di F1.
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