Gli ultimi due GP, Spa e Monza, lasciano pochi dubbi sul positivo inserimento del sistema Halo nei campionati Formula. L’analisi dei precedenti.

Halo nei campionati Formula – Non è mai semplice, neppure a mente lucida, trattare esaustivamente il dibattito sulla sicurezza nei campionati Formula, quando tragici eventi impongono ancora il loro tributo. L’analisi, tuttavia, dei due Gran Premi di Spa e Monza corsi da Formula 3 e Formula 2, merita una riflessione dovuta.

Il sistema Halo, sul quale piloti, ingegneri e tifosi si sono divisi nei trascorsi due anni, ancora una balza in pole position con connotati rassicuranti. Chiedere ai giovanissimi Simo Laksoneen e Alex Peroni, piloti salvati dalla terribile sorte destinata al loro compagno Anthoine Hubert. Per merito di una tecnologia che, messa alla prova già dal 2018, sembra aver smesso di dividere per cominciare, finalmente, ad unire.

Halo nei campionati Formula – Il Gran Premio del Belgio 2018

La FIA adotta l’Halo nei campionati Formula dal primo appuntamento del Mondiale 2018/2019, il Gran Premio di Australia. I detrattori di questa speciale intelaiatura vantano validi cavalli di battaglia: la visuale del pilota, l’uscita più scomoda dall’abitacolo, e non solo. Ci fu chi, nonostante un tasso di sopravvivenza del pilota in caso di gravi incidenti incrementato del 17%, chiese l’adozione dello Shield, o dell’Aeroscreen.

Halo nei campionati Formula Aeroscreen
Il sistema Aeroscreen montato sulla Red Bull RB13 – Photo Credit: Autosport.com

Si trovò infine la soluzione definitiva, completando dopo innumerevoli safe-tests un percorso partito dal lontano 2009. L’obiettivo? Scongiurare definitivamente incidenti atipici, come quello di Felipe Massa all’Hungaroring, o in Indycar, dove Justin Wilson perse la vita a Pocono nel 2015.

Il 26 agosto del 2018 si corre a Spa. Vincerà Vettel quel Gran Premio, ma la FIA passa sotto la propria lente di ingrandimento ciò che avviene alla prima tornata. Hulkenberg sbaglia la staccata colpendo la McLaren di Fernando Alonso, il quale, nella dinamica dell’impatto, sorvola la Sauber di Leclerc sfiorando la parte alta del casco.

Il contatto tra Hulkenberg, Alonso e Leclerc – Video Credit: FORMULA 1 (CH)

L’Halo, per la prima volta, fu decisivo per evitare conseguenze drammatiche per il monegasco, che continuò la gara senza aver, probabilmente, realizzato l’accaduto. Sempre in quel campionato, ancora a Monza, Ericsonn fu protagonista di un spettacolare botto nelle prove libere. La solidità della monoposto, coadiuvata dall’Halo, consentì a Marcus di tornare incolume ai box, con in mano una bibita ghiacciata…

Halo nei campionato Formula – L’angelo custode di Gelael, Laaksonen, Peroni

Tirando le somme, trascorre esattamente un anno da quando l’Halo supera le prime sfide con risultati eccellenti. Nel tragico crash di Hubert e Correa, alla Raidillon, la Prema di Gelael si trova in scia di Alesi. Senza il sistema di protezione, Gelael sarebbe stato investito, in piena velocità, dai troppi detriti rilasciati in pista dopo il crash.

Gli evidenti segni sull’Halo della vettura di Sean Gelael – Photo Credit: Memasgp Motorhome

In gara 2 della Formula 3, nel surreale clima derivante dal giorno precedente, anche Simo Laksoonen spaventa il mondo intero. Alla curva Blanchimon, la sua MP Motorsport impatta a tutta velocità sulle barriere in gomme, rimanendo incastrato tra i copertoni. Innegabili le conclusioni: la forza dell’impatto, senza il telaio a protezione del casco, avrebbe provocato gravi traumi al ragazzo.

L’incidente di Simo Laaksonen a Blanchimon – Photo Credit: The Sun

Infine, il volo incredibile di Alex Peroni a Monza, a 8 metri di altezza, tradito da un infelice dosso all’esterno della Parabolica. La vettura, completate due piroette, atterra violentemente sulle protezioni in posizione capovolta. Determinante ancora l’Halo – nemmeno scalfito dal pesante atterraggio – che compie il proprio fine salvando la testa del pilota. La frattura ad una vertebra rimediata da Peroni è nulla, in confronto a ciò che poteva potenzialmente succedere.

Questo mix composto dall’ingegneria della sicurezza, giunta a livelli estremi, e della fortuna che scaccia via la circostanza imprevedibile, ha già salvato quattro vite. Se non più. La passione richiede, di fatto, il dovere dell’evoluzione, per consentire a qualsiasi pilota di correre con una seconda “aureola” sul proprio capo.

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