Francesca Fagnani a Sanremo 2023: le parole abbattono i muri e portano dignità

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Di Marianna Soru

Parliamo del look di Francesca Fagnani a Sanremo 2023: la giornalista scende le scale dell’Ariston per la prima volta come co-conduttrice.

Francesca Fagnani a Sanremo 2023 in Armani

Il primo abito è uno splendido Giorgio Armani Privé. “Ho il terrore delle scale dell’Ariston, io ho il 40, questi gradini saranno stretti. Potrei inaugurare le scarpe da ginnastica sotto l’abito da sera”, ha scherzato la giornalista. Ma, nonostante il consiglio di Drusilla Foer di non guardare i gradini, ha candidamente affermato di aver osservato ogni gradino. La sua eleganza e semplicità traspaiono da questo abito, che da un’aura forte e potente alla giornalista. Che dire, cominciamo bene! Voto: 10

Da 10 anche il secondo abito. La disinvoltura di Francesca colpisce proprio perché non è studiata. Sembra timida, ma si muove sul palco con fierezza. Questo è il suo abito per il monologo, che la veste perfettamente e incornicia le sue parole.

Il terzo e ultimo look è un meraviglioso abito lungo in pizzo con dettagli oro. Francesca indossa questo abito con grandissima eleganza: anche le temute scale non sembrano più un problema. Meravigliosa fino alla fine. Voto: 10

Ma chi è Francesca Fagnani?

Fedele a dettagli semplici ma mai banali: così si presenta al suo pubblico Francesca. Ed è proprio il suo pubblico che ha imparato a conoscerla nelle interviste del suo più famoso programma “Belve”. Nata a Roma il 25 novembre 1976, è laureata in Lettere. Inoltre, è entrata in Rai nel 2001, ma a New York. La sua carriera come giornalista televisiva comincia poco dopo, quando torna a Roma. Con un dottorato in filologia dantesca, porta in televisione sicurezza e professionalità. Con un giornalista ha scelto che siano gli abiti di Giorgio Armani a valorizzarla in questa importante occasione Nel 2018 ha iniziato a condurre e a scrivere il programma televisivo Belve. Dal 2013 è legata sentimentalmente al giornalista Enrico Mentana.

Il monologo di Francesca Magnani, che porta le parole dei detenuti di Nisida

Il suo splendido monologo sul palco dell’Ariston parla di legalità. Parla di scuola, attraverso le parole dei detenuti del carcere minorile di Nisida. Sogni infranti, storie di crimini e di ragazzi abbandonati. Ha intervistato alcuni detenuti, che con candore pensano di aver già visto tutto. Chi pensa a Uomini e Donne, chi al padre che non vede da tanto tempo. Grande protagonista anche in questa sera è la Costituzione, già citata da Roberto Benigni martedi sera. Francesca Fagnani cita infatti l’articolo 27: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Ed è questo il messaggio che Francesca vuole mandare. “Avevamo bisogno di parole così vere e così necessarie sul palco di Sanremo” dice Amadeus.

Questo il suo monologo: «Non tutte le parole sono uguali. Alcune devono abbattere i muri per essere sul palco di Sanremo. Parole che provengono dal Carcere minorile di Nisida. Della pena loro non se ne fanno niente. Siamo qui per i soldi, per fare i brillanti. Catturare l’attenzione. Non ho paura se faccio le cose per rabbia. Vogliamo che la gente sappia che non siamo bestie o killer per sempre. Non ho mai pianto. Ho rivisto mio padre dopo anni e lì ho pianto. «Perchè l’hai fatto? Risposta non c’è. Bisogna andare indietro. Hanno 15 o 18 anni, con lo sguardo perso e occhi che chiedono aiuto ma non si sa a chi. La scuola li ha abbandonati, gli assistenti sociali anche. I genitori non ce l’hanno fatto».

«Gli adulti mi dicono che sarebbero andati a scuola. In quel quartiere solo la scuola ti può salvare. Lo Stato non può esistere solo attraverso le forze di polizia. Lo stato dovrebbe garantire pari opportunità ai giovane come la democrazia italiana dice». «Se non riesci a trovare un lavoro torni in carcere. In Italia la prigione serve solo a punire e non a rieducare: tutto il giorno a fare nulla e magari siete in sovrannumero. Un magistrato ha detto che i detenuti non devono passare per vittima e non devono essere picchiati ma perchè lo Stato non può esssere violento come chi arresta. Chi esce dal carcere deve uscire meglio di come è entrato, per rispetto dell’art. 27 della Costituzione. Che uno spacciatore o un ladro che sia, una volta uscito, cambi mestiere.» 

Marianna Soru

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