Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio tra la prima e la seconda metà del 900′ alla scoperta di una grande poetessa cilena. Parleremo di insegnamento, amore, morte e misticismo. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Gabriela Mistral e alle sue opere
“La sua poesia lirica, ispirata da emozioni di grande forza, ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni ideali dell’intero mondo latinoamericano”.
Queste le motivazioni con cui nel 1945 venne conferito a Gabriela Mistral, l‘unica donna sudamericana ad averlo ricevuto, il premio Nobel per la letteratura. Al secolo Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, questa donna ha dedicato una vita alla poesia e all’insegnamento tanto da aver partecipato ai lavori per la Dichiarazione dei diritti dei bambini dell’Onu. La Mistral nono solo sosteneva la necessità di un’educazione scolastica per le classi più umili e per le donne ma riteneva che l’insegnamento stesso fosse una forma d’arte.
Si tratta di un elemento, per la grande poetessa cilena, da considerare al pari della poesia e non quindi un semplice passaggio d’informazioni. Un fatto che non deve stupire se si pensa come la Mistral fosse una donna all’avanguardia per diversi temi come i diritti delle donne e il panamericanismo. Un anticonformismo che le procurò non pochi problemi con la società elitaria e maschilista cilena della prima metà del 900.
La poesia e le opere di Gabriela Mistral
Quella di Gabriela Mistral è una poesia innovativa che risente fortemente da un lato di quel crogiolo di tradizioni e lingue che è la cultura cilena dall’altro delle diverse esperienze all’estero dell’autrice. Un opera significativa della Mistral è senza dubbio “Desolacion”, una raccolta poetica in cui coesistono diverse anime delle autrice da quella innamorata, alla perfetta insegnante a quella più rurale cilena. In essa ritroviamo quel senso del dolore e morte caro alla poetica mistraliana sin dai tempi di “Sonetos de la Muerte”, silloge poetica dedicata all’amato marito Romeo Ureta Carvajal suicidatosi nel 1909.
In “Tala” invece spicca da un lato tutto il misticismo di questa poetessa e la sua concezione della maternità sia mistica che terrena. Dall’altro è occasione per parlare di del suo senso di non appartenenza e del desiderio di quelle origini cilene mai dimenticate nonostante la sua carriera diplomatica. Un paese però il Cile che ha sempre avuto un rapporto ambiguo e complesso con la sua famosa poetessa non riconoscendole mai del tutto il suo talento e bloccando le sue volontà testamentarie. Volontà che nominavano l’amata Doris Dana unica erede e lasciavano i proventi sudamericani delle sue opere ai bambini poveri di Monte Grande. Doris Dana infatti, dopo Romeo, è stato il secondo e ultimo grande amore che la Mistral conobbe in suo viaggio in America e a cui rimase segretamente legata fino alla morte.
Stefano Delle Cave