Galtellì resuscita Grazia Deledda grazie al progetto Passeggiare con Grazia Deledda, cominciato questa primavera e a cui è possibile partecipare ogni lunedì.

Attraversando le  vie del borgo sembra di rivivere quell’atmosfera che Grazia Deledda ha descritto nel suo capolavoro Canne al vento (1912). Tutto è rimasto immutato: dalle bianche casette al ciottolato che si trova nelle vie e, incontrando la gente nelle strade, con la loro cordialità e ospitalità, sembra di tornare lì, ai primi del Novecento, periodo nel quale lei ha vissuto e ambientato le sue opere.

Galtellì è il nome con cui è chiamato oggi il paese che ospitò spesso la scrittrice durante i giorni di festa. Il borgo si trova in provincia di Nuoro ed è Parco Letterario dagli anni ’90 in quanto scenario di uno dei libri più famosi di Grazia Deledda: Canne al Vento.
Erroneamente, si considera questo libro l’opera che ha consentito alla scrittrice il conferimento del Premio Nobel, in realtà la storia di questa coraggiosa donna mostra come ella fosse all’avanguardia, sia nello stile che nel pensiero. La sua capità di descrivere i profumi della sua terra, di far rivivere la natura, la macchia mediterranea e le voci dei paesani è unica e potente, ti cattura e ti travolge. Nei suoi libri ritroviamo molti paesaggi del nuorese e non sono poche le storie ambientate in questi paesi, sperduti tra le antiche montagne sarde.

Il progetto ‘Passeggiare con Deledda‘, proposto dal Parco Letterario di Galtellì, è un viaggio nel tempo attraverso le strade del paese, in compagnia di Grazia e della sua prosa . L’intento è quello di rendere  concrete le immagini descritte dai suoi occhi romantici, raccontando i nessi con la realtà dei fatti avvenuti, le credenze popolari, le leggende, la storia, i costumi e le tradizioni sarde tramandate nei secoli. Grazia Deledda fu quindi un meraviglioso veicolo per conoscere una terra che sì, divenne Italia, ma che rimase distante, misteriosa e che tutt’oggi preserva con fierezza impareggiabile il suo carattere selvaggio.

Grazia Deledda fu la prima e unica donna italiana a vincere il premio Nobel per la Letteratura . Le fu insignito nel 1927 (ma il premio era quello dell’anno precedente) “per la sua potenza di scrittrice sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che, con profondità e con calore, tratta problemi di generale interesse umano”.
Nonostante ciò, non le fu mai tributato il giusto onore. La Deledda aveva due “mancanze” gravi per i suoi tempi: non era laureata ed era donna. Autori come Pirandello non la amarono molto e non persero l’occasione di screditarla, consirando la sua voglia irrefrenabile di scrivere un “vezzo donnaiolo”.

Sposatasi si trasferì a Roma, dove continuò a scrivere. Scrisse in quarant’anni di carriera cinquantasei opere, senza mai scordare la sua terra d’origine. La Sardegna, con la sua asprezza e la sua gente indurita e forte, è, infatti, una protagonista ricorrente nei suoi romanzi.
Molti dei suoi romanzi presentano elementi autobiografici, poichè ella il verismo lo trattava riportando ciò che aveva vissuto in prima persona. ‘Cosima’, però, è il suo libro autobiografico per eccellenza, dove racconta di se stessa, del coraggio che ebbe nel prendere posizioni atipiche per una ragazza sarda dei suoi tempi e nell’arrogarsi diritti di fondamentale importanza che le permisero di essere una delle scrittrici più influenti dell’inizio Novecento. Nulla la potè fermare, se non un grave tumore al seno, che la spense nel 1936.

Grazia Deledda è stata resuscitata da due ragazze di Galtellì: Giuseppina Solinas e Angela Saggia. Una ci narra della storia del paese che si accosta a quella di Grazia,  di cui ne fa le veci Angela vestita con una lunga gonna nera. ‘Passeggiare con Grazia Deledda‘ diventa così una occasione per leggere le parole di Canne al Vento nel luogo che l’ha ispirata, guardando cosa ne è rimasto.

L’itinerario parte dalla Basilica di San Pietro. Diverse storie sono legate a questa basilica che rimane nascosta e si perde nell’immensità del paesaggio che si trova di fronte: le tondeggianti montagne si ergono immobili sulla ospitale valle dove il fiume passa senza farsi sentire. A pochi passi dalla chiesetta si trova ancora intatta la casa delle zie di Grazia Deledda, che è descritta minuziosamente ed appartiene, nella finzione, alle Dame Pintor, le tre sorelle di Canne al Vento. La scrittrice veniva ospitata dalle zie in diverse occasioni, come ad esempio la festa della Madonna del Rimedio a Orosei o la festa del Cristo di Galtellì, in questa casetta modesta, dall’intonaco sbiadito e le finestre piccole.
Il monte di cui parla Grazia in Canne al Vento è il Monte Tuttavista, il re indiscusso del paese. E’ qua su che si trova uno dei cristi più grandi del mondo. Il Cristo di Galtellì è la riproduzione del crocifisso ligneo che si trova nella Chiesa SS. Crocifisso, protetto da un cancello, che lo lascia solo intravedere, poichè è considerato un cristo molto potente, miracoloso, che ‘sudò sangue’.

Galtellì onora, più di qualsiasi altro posto, Grazia Deledda. E’ tra i ‘territori e comunità che ce la vogliono fare’, slogan dell’Associazione dei Borghi Autentici d’Italia, perchè non vuole abbandonarsi al declino, tipico dei piccoli centri, ma anzi, contrastarlo. La ricchezza del borgo, non è solo fatta della bellezza dello scenario quasi surreale, ma dalla gente del paese. Queste persone sono come forzieri che aperti amano mostrare i loro tesori. Ed ogni lunedì ti trasportano per le sue vie alla ricerca delle parole di una donna che ha combattuto per la sua libertà, senza mai scordare la sua terra.