In un passo decisivo verso la tutela dei diritti umani, il parlamento del Gambia ha respinto una proposta di legge che avrebbe legalizzato la mutilazione genitale femminile (MGF). Questa decisione è avvenuta a metà luglio 2024. Essa rappresenta una vittoria significativa per i gruppi per i diritti delle donne e per la comunità internazionale. Tali gruppi avevano fortemente condannato il disegno di legge.
La proposta del Gambia per legalizzare la mutilazione genitale femminile: un po’ di contesto
La proposta di legge era stata introdotta nel marzo 2024, suscitando immediata preoccupazione a livello nazionale e internazionale. Alcuni esponenti religiosi avevano esercitato pressioni affinché la pratica fosse legalizzata, sostenendo che fosse una tradizione culturale e religiosa. Tuttavia, l’opposizione è stata forte e determinata. Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui le Nazioni Unite, hanno avvertito che una tale legalizzazione avrebbe compromesso i progressi ottenuti nella lotta contro la violenza di genere. Avrebbero inoltre messo in pericolo la salute e il benessere di milioni di donne e ragazze.
La Decisione del Parlamento boccia la proposta
La proposta di legge è stata infine respinta con una votazione maggioritaria, impedendo che passasse alla terza lettura. I deputati hanno respinto tutti gli emendamenti al testo del 2015. Fabakary Tombong Jatta, il Presidente del Parlamento, ha annunciato che il disegno di legge è stato definitivamente bocciato, ponendo fine al processo legislativo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Nazioni Unite avevano invitato i deputati a respingere il progetto di legge. Essi affermavano che avrebbe compromesso anni di progressi e reso il Gambia il primo paese a revocare il divieto.
La legislazione del 2015, che vieta la MGF e prevede severe sanzioni per i trasgressori, rimane quindi in vigore. Questa legge prevede pene fino a tre anni di reclusione e multe salate per i responsabili. Non solo: prevede fino all’ergastolo nei casi in cui la vittima muoia a causa della procedura.
Cosa significa “mutilazione genitale femminile” ad oggi:
Le mutilazioni genitali femminili comprendono la rimozione parziale o totale del clitoride (escissione) o dei genitali esterni. Questa pratica, profondamente radicata in alcune tradizioni culturali e religiose, può comportare una vasta gamma di conseguenze negative per la salute delle donne. Oltre al dolore estremo durante e dopo l’intervento, le vittime possono soffrire di gravi conseguenze psicologiche che includono traumi e disturbi post-traumatici da stress. Fisicamente, le mutilazioni genitali femminili possono causare infezioni severe, emorragie incontrollate, e in alcuni casi, possono risultare letali. Inoltre, le donne che subiscono queste pratiche spesso affrontano problemi di infertilità e complicazioni gravi durante il parto. Tali problemi possono mettere a rischio la vita della madre e del bambino.
Il Gambia vive un tragico dramma rispetto alla mutilazione genitale femminile, quindi la legge è un’ancora di salvezza
Il Gambia è uno dei dieci paesi con il più alto tasso di mutilazioni genitali femminili. Nonostante il divieto ufficiale introdotto nel 2015, la pratica è ancora diffusa. Secondo l’UNICEF, il 73 per cento delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subìto queste pratiche. Questo elevato tasso di prevalenza è attribuibile a norme sociali profonde. Inoltre riguarda anche lapressione di alcuni leader religiosi che sostengono la necessità di mantenere queste tradizioni. La pratica è vista da alcuni come un rito di passaggio necessario per garantire la purezza e la rispettabilità delle ragazze. Tutto ciò, nonostante le evidenti violazioni dei diritti umani che comporta.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre organizzazioni internazionali continuano a condannare fermamente la MGF, sottolineando che non esiste alcuna giustificazione medica per questa pratica. Le conseguenze sulla salute fisica e mentale delle donne e delle ragazze sono devastanti e durature. Inoltre, la pratica contrasta con diversi trattati e convenzioni internazionali sui diritti umani, che cercano di garantire la protezione della dignità e dell’integrità fisica delle donne e delle ragazze.
Una vittoria per i diritti delle donne
Il Gambia, nonostante i progressi legislativi, deve ancora affrontare una lunga strada per eliminare completamente le mutilazioni genitali femminili. È essenziale che vengano implementati programmi di educazione e sensibilizzazione a livello comunitario. Diventa necessario al fine cambiare le norme sociali e proteggere le future generazioni da questa pratica dannosa.
Quindi la decisione del parlamento gambiano rappresenta un passo avanti nella protezione dei diritti delle donne e delle ragazze. Ad oggi, possiamo dire che la cultura e la tradizione non possono essere scuse per la violenza sistematica sui corpi. È un richiamo potente alla necessità di continuare a lottare contro le pratiche nocive che mettono in pericolo la vita e la dignità delle donne. La vittoria in Gambia deve ispirare altri paesi a rafforzare le loro leggi contro la MGF. L’obiettivo globale finale sarà quello di adottare misure efficaci per proteggere le donne e le ragazze, ovunque.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine