Nella comunità gay è molto presente il problema della mascolinità tossica, ma viene sistematicamente ignorato perché non ha ripercussioni sulle donne. Gli uomini gay vivono una crisi d’identità: devono conciliare il modello di virilità con cui sono stati educati con il loro fallimento di conformarsi con l’eterosessualità obbligatoria da esso proposta. Se da un lato alcuni rifuggono totalmente le norme di genere, molti altri invece abbracciano queste norme cercando di adottarle in molti contesti, dal modo di parlare al modo di vestire. Una delle situazioni in cui è più evidente è quella degli appuntamenti.

La comunità gay e l’esaltazione della virilità

Nella comunità gay è un pregio avere un aspetto molto virile e questo pone sugli uomini una forte pressione sociale. Di conseguenza, gli uomini effeminati sono considerati dei partner sessuali meno desiderabili. Questa dinamica è evidente quando si dà un’occhiata alle più comuni app di incontri per gay: gli utenti si descrivono spesso come “mascolini” e specificano chiaramente di non andare alla ricerca di “checche”, termine denigratorio per indicare gli uomini effeminati. Questa teoria si concretizza nella distinzione tra uomini attivi e passivi nella sfera intima, che diventa un altro fattore di scarsa virilità. Gli uomini “passivi” vengono denigrati perché considerati troppo femminili. Di un ragazzo con parvenze effeminate si fa fatica a credere che sia “attivo” durante il rapporto sessuale perché considerato troppo poco virile per essere all’altezza di quel ruolo.

Tuttavia, questa dinamica non colpisce negativamente solo gli effeminati. Gli uomini gay cercano di perseguire la mascolinità per sembrare “normali”, simili agli altri uomini eterosessuali. Di conseguenza, si preoccupano di apparire sufficientemente virili e il non esserlo abbastanza può mettere a rischio la loro salute mentale.

Violenza sugli uomini - credits: web

Il linguaggio sessista e la cultura dello stupro: le basi della mascolinità tossica

L’associazione di volontariato LGBT  Il Grande Colibrì ha denunciato quanto poca sia la sensibilità nel mondo gay nei confronti dello strupro e del linguaggio sessista. Sono comuni nomignoli come “pisellabile” o l’augurare lo stupro quando si esprimono opinioni contrarie alle proprie. Quando due donne si augurano lo stupro c’è sempre molto sdegno, perché è un tema percepito come femminile. In una dimensione di rapporti esclusivamente maschili invece, nonostante il supporto alle donne su questi temi, queste dinamiche sopravvivono nel disinteresse generale. Il tema del consenso deve essere centrale a prescindere dal genere di appartenenza e quindi bisogna sdoganarlo all’interno della comunità gay.

È evidente come, malgrado facciano parte di una categoria discriminata, gli omosessuali tendono a portare avanti una serie di stereotipi che sono parte della cultura cis-etero patriarcale in cui crescono. Ciò accade perché la nostra cultura, nonostante sia fonte di discriminazione, ci permea a prescindere dal genere o dall’orientamento sessuale. Ma il problema è che questi stereotipi vengono presi in considerazione nel dibattito pubblico solo quando riguardano direttamente le donne. All’interno della comunità gay la mascolinità tossica è presente in maniera subdola, perché non viene percepita come una questione importante da risolvere.