Gaza non basta e a Israele non è mai interessato nè di Hamas nè degli ostaggi e lo dimostra il suo sfrenato espansionismo contro Iran e Libano. Va fermato.
Con l’intensificarsi delle tensioni regionali, l’attenzione di Israele non è più rivolta esclusivamente a Gaza: si profilano ora nuovi obiettivi in Iran e in Libano. Secondo indiscrezioni, nel mirino israeliano vi sarebbero installazioni militari di fondamentale importanza per la Repubblica Islamica, oltre a infrastrutture utilizzate dai Pasdaran e da altre forze armate iraniane.
Israele ha ormai smascherato la propria vera natura: un’aggressiva potenza militare che, al di là della retorica della sicurezza, dimostra di perseguire obiettivi di puro espansionismo. Dietro la maschera della difesa dai nemici esterni, emerge una volontà feroce e sanguinaria che non si ferma neanche di fronte alla vita dei civili, calpestando valori universali di diritto e diplomazia. Le recenti operazioni contro Gaza, così come le crescenti tensioni con Iran e Libano, rivelano un disprezzo radicato per i diritti umani e una politica che va fermata prima che si trasformi in un genocidio dichiarato. Non vi è più alcun interesse per la questione degli ostaggi o per Hamas: Israele si dimostra un regime che insegue il proprio progetto di dominio con sangue e violenza.
Israele e i possibili bersagli in Iran (ma anche in Libano)
La lista di siti militari potenzialmente vulnerabili in Iran è lunga e comprende installazioni delle Forze di terra, accademie militari, basi aeree e impianti missilistici. Tra i target più significativi vi sono le principali basi operative dell’Aeronautica della Repubblica Islamica (IRIAF), disseminate strategicamente in tutto il Paese. In queste aree, Israele potrebbe puntare a colpire non solo basi aeree, ma anche aeroporti civili che svolgono funzioni strategiche in caso di conflitto.
Un’area particolarmente sensibile è quella intorno a Teheran, dove si trovano il Centro di ricerche spaziali, l’Agenzia spaziale, e il Centro di comando e controllo dei Pasdaran. Anche in altre zone del Paese si trovano installazioni cruciali, come la base missilistica di Kermanshah a ovest e la base spaziale Imam Khomeini nel nord. A sud, impianti come quelli di Arak e il complesso missilistico di Esfahan ricoprono ruoli chiave nell’arsenale missilistico iraniano.
Siti nucleari e infrastrutture strategiche
Uno degli aspetti più inquietanti è rappresentato dalle basi sotterranee recentemente inaugurate, come la Oghab 44, che ospita caccia F-4 Phantom II e droni kamikaze Arash-2. Queste basi offrono una maggiore protezione e costituiscono una nuova sfida per eventuali operazioni militari israeliane.
Pur negando l’intenzione di colpire il programma nucleare iraniano, fonti vicine al governo israeliano non escludono completamente questa possibilità. Natanz, uno dei maggiori impianti per l’arricchimento dell’uranio, così come le strutture di Fordow, Arak, e Bushehr, rappresentano obiettivi di grande valore strategico per Israele. Questi siti sono protetti da infrastrutture sotterranee e bunker rinforzati, che rendono complesso qualsiasi tipo di attacco aereo.
Qual è la potenza di fuoco dell’Iran?
Israele si prepara ad affrontare un arsenale iraniano sempre più sofisticato. Durante un recente attacco, l’Iran ha lanciato decine di droni e missili balistici, inclusi i Kheibar ipersonici e i missili da crociera Paveh 351. Questo tipo di armamento rappresenta una minaccia seria per la difesa israeliana, essendo in grado di eludere i sistemi di intercettazione e colpire con precisione a lunga distanza.
Nelle recenti schermaglie, i Pasdaran hanno lanciato contro Israele fino a 200 missili balistici, equipaggiati con testate multiple. Tra questi, il missile Fattah-1, considerato da alcuni analisti ipersonico, ha fatto il suo debutto operativo.
L’azione diplomatica USA
Mentre la situazione si intensifica, Washington ha chiesto a Israele chiarezza e trasparenza nelle sue operazioni. La Casa Bianca teme ripercussioni sulle forze e gli interessi statunitensi nella regione e sottolinea la necessità di una risposta “proporzionata.” Tuttavia, il ministro della Difesa israeliano Gallant ha già dichiarato che la reazione sarà “letale e sorprendente.”
La strategia di Israele potrebbe dunque includere una serie di attacchi mirati volti a indebolire l’infrastruttura militare iraniana, senza necessità di massicci interventi aerei. Utilizzando missili a lunga gittata e altre tecnologie avanzate, Israele può ridurre al minimo i rischi per le proprie forze, garantendo al contempo una rapida neutralizzazione dei bersagli più pericolosi.
Lo scenario libanese
Oltre al fronte iraniano, Israele mantiene alta la tensione anche con il Libano, dove le forze di Hezbollah sono in costante stato di allerta. Negli ultimi giorni, ci sono stati scontri lungo il confine e l’aviazione israeliana ha effettuato sorvoli frequenti sulle aree meridionali del Paese. Con il rischio di un’escalation su più fronti, Israele deve affrontare la possibilità di conflitti simultanei, che potrebbero estendersi a livello regionale.
La strategia di Israele potrebbe determinare un allargamento delle ostilità oltre Gaza, con azioni che mirano a colpire direttamente l’Iran e potenzialmente ad aprire un nuovo fronte con il Libano. La situazione rimane incandescente, e qualsiasi sviluppo nei prossimi giorni potrebbe avere profonde implicazioni per la stabilità dell’intero Medio Oriente.
Qualcuno fermi Israele perchè dopo Gaza sta puntando Iran e Libano
Oltre al fronte iraniano, Israele non risparmia neanche il Libano, sfidando costantemente i confini e la sovranità di un Paese già devastato dalla guerra. Con un’aggressività spietata, e mosso da un’ideologia espansionista, Israele continua a mostrare disprezzo per la vita umana e per i principi di pace e dialogo. La comunità internazionale ha il dovere di intervenire, poiché il silenzio di fronte a tali atrocità equivale a legittimare una campagna di morte e distruzione. La fine di questo conflitto non sarà solo questione di vittorie territoriali, ma sarà un test cruciale per il futuro dei valori di giustizia e rispetto dei diritti umani. Israele deve essere fermato prima che le sue azioni portino a una spirale di genocidio e devastazione irreversibile.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine