Qualsiasi attacco “indiscriminato” contro aree densamente popolate o il blocco degli aiuti di cui le persone hanno bisogno per “sopravvivere” può costituire un “crimine di guerra”. Lo ha dichiarato il responsabile per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, mentre Israele incrementa le operazioni militari nella città di Rafah, nel sud della Striscia, dove secondo l’Onu sarebbero ammassati circa metà di tutti gli abitanti dell’enclave palestinese. La popolazione di questa città si è quintuplicata, “con famiglie stipate nei rifugi e che dormono all’aperto”, ha denunciato Griffiths, mettendo in guardia da un possibile “disastro sanitario”. Griffiths ha anche avvertito che la guerra a Gaza porterà a un peggioramento della situazione in altre zone. “Il conflitto è un incendio che minaccia di consumare la Cisgiordania, il Libano e l’intera regione”, ha affermato, sottolineando che “questa guerra deve finire”. Gli ordini di evacuazione di Israele ora coprono 246 chilometri quadrati ovvero due terzi di tutto il territorio della Striscia di Gaza, rende quindi noto l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari, precisando che nell’area interessata vivevano quasi 1,8 milioni di palestinesi (77% dell’intera popolazione) prima dell’invasione dell’enclave a seguito della strage di Hamas del 7 ottobre. All’inizio della guerra, l’esercito israeliano chiese ai palestinesi di lasciare le loro case nel nord di Gaza per ridurre il numero di vittime causate dai raid e dai combattimenti di terra. Nel corso della guerra, gli ordini di evacuazione si sono estesi fino a diverse parti del sud, compresa la città di Khan Yunis e le aree circostanti, l’attuale epicentro dell’offensiva di terra israeliana. Più della metà della popolazione di Gaza, pari a 2,3 milioni di persone, si trova ora nella città di Rafah, al confine con l’Egitto Le truppe israeliane che operano nella Striscia di Gaza si stanno avvicinando al capo militare di Hamas Yahya Sinwar. Ad assicurarlo è stato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant parlando con i giornalisti. “Sinwar è in fuga, si muove da un nascondiglio all’altro, è passato dall’essere capo di Hamas a terrorista in fuga”, ha dichiarato, secondo quanto riportato dall’emittente i24news. Parlando alla stampa, Gallant ha osservato che il prossimo punto decisivo per le Forze di Difesa Israeliane sarà Rafah, una volta che saranno state sconfitte le brigate di Hamas a Khan Yunis. E’ probabile – ha infine concluso – che le ostilità continuino per diversi mesi. Le truppe israeliane continuano intanto a combattere contro i miliziani di Hamas sopra e sotto terra a Khan Younis, nel sud, oltre ad effettuare incursioni nelle parti settentrionali e centrali della Striscia. Nel dare notizia dello svolgimento delle operazioni nelle ultime ore, l’Idf – citato dal Times of Israel – informa che nel corso di un attacco aereo notturno a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, un terrorista palestinese della Jihad islamica che ha partecipato all’attacco a Nir Oz durante l’assalto del 7 ottobre, è stato ucciso. Nel corso delle ultime 24 ore, i militari hanno ucciso decine di miliziani di Hamas e catturato circa 80 sospetti terroristi, molti dei quali hanno partecipato al massacro del 7 ottobre. Colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro un checkpoint dell’esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania. Lo riportano i media dello Stato ebraico, precisando che nessun militare è rimasto ferito. Secondo la prima ricostruzione, un assalitore – armato di coltello e pistola – è riuscito a sparare alcuni colpi contro i soldati, che hanno risposto al fuoco “neutralizzandolo”.
Fonte Adnkronos