Alzi la mano chi, da bambino, aspettava con trepidazione il momento della merenda in spiaggia. Frutta fresca, tagliata e sbucciata dai “grandi” con precisione certosina, ma anche panini con il prosciutto, patatine in busta o la mitica pizzetta rossa con la crosticina. E poi, naturalmente, il re incontrastato di ogni chiosco che si rispetti: il gelato. Lui, oggetto del desiderio e pomo della discordia in estenuanti discussioni con le mamme, che avrebbero preferito placare la nostra fame con una pesca, di certo più sana, ma meno golosa. Che fosse un cremino, un ghiacciolo o una coppetta, la ricerca del proprio preferito dentro il pozzetto del proprio stabilimento, in cui ci s’infilava quasi fino a caderci dentro era la caccia al tesoro più dolce. Non che i “bimbi cresciuti” fossero da meno. La partitella a pallone con gli amici, un tuffo in mare e via, a concedersi la meritata ricompensa.

Con il tempo, per fortuna, non è cambiato poi molto. La tradizione resta invariata e le nuove generazioni sanno come renderle onore. Per noi millenials, ma anche per i gen X, però, questa usanza ha assunto un retrogusto amaro, inasprito da un vago, ma non troppo, sentore di nostalgia. A causarlo, il pensiero di tutti quei gelati ormai finiti fuori produzione e, a rendere il tutto ancora più malinconico, il ricordo delle corrispondenti pubblicità, ormai chicche da archivio storico, ma impresse a fuoco nelle nostre menti. Per ogni “Two is megl che one” pronunciata da un giovanissimo Stefano Accorsi nello spot del Maxibon, esiste un cimitero di idee altrettanto geniali, ma cadute nel dimenticatoio, insieme ai loro prodotti.

Gelati e nostalgia dell’infanzia: Cosa resterà di questi anni Ottanta?

Vecchi cartelloni dei gelati, alcuni dei quali ormai fuori produzione. Nostalgia garantita al primo sguiardo

Gli anni Ottanta sono il decennio dei paninari, dei capelli cotonati e della disco music, ma non solo. Impossibile non provare una fitta di dolore riguardando la pubblicità del Twister; un ghiacciolo ricoperto da due strati di gelato di due diversi gusti, che formavano una spirale. Distribuito da Eldorado, poi rilevato dall’Algida, lo spot che lo accompagnava vedeva tutti i presenti in spiaggia, dalla signora accigliata ai più piccini, girare su loro stessi, tenendo fede al nome del prodotto. Per gli amanti dell’essenzialità, invece, c’era il Fruit Cocktail Algida, fresco, fruttato e promosso in TV attraverso un tripudio di simboli degli Eighties: rollerblades, jeans e capelli cotonati.

I bambini, invece, andavano matti per la Pipa; il simpatico faccione di un pagliaccio che nascondeva una sorpresa. Dal beccuccio si aspirava il fiordilatte, fino all’esaurimento. Uno snack divertente ed efficace, anche nell’aspetto. Nel 2016, l’azienda toscana Stocchi ha tentato di riportare sulla cresta dell’onda il prodotto. La malinconia e la campagna pubblicitaria ad hoc, però non hanno sortito l’effetto sperato. Una cascata di cioccolato e di granella, una musichetta accattivante e, sullo sfondo, un’ambientazione tipicamente da riviera rendevano ancora più appetitoso il gigantesco Blob, prodotto da Toseroni; un cono sovrastato-letteralmente- da una palla di bontà.

Gli anni Novanta, golden age del marketing

Ad inaugurare i mitologici e, purtroppo, ormai lontani anni Novanta, una serie di classici, che più classici non si può. Primo fra tutti, il Piedone, sponsorizzato dal simpatico leone Eldorado, mascotte del brand, e un gruppo di bambini che mostravano sorrisoni soddisfatti e, nemmeno a dirlo, i loro piedi. Sulla stessa scia, e prodotto dallo stesso brand, il Doctor Strabik. Era la variante dell’altrettanto celebre gelato Pantera Rosa, mixato con il Piedone: il risultato erano due occhi di fragola e panna vagamente strabici, con palpebre di cioccolato e pupille di gomma da masticare. Il colpo di genio, in questo caso, non stava nella pubblicità, quanto nello stecco con due rami, che si trasformava in una fionda. Una mossa di marketing incredibilmente azzeccata, con buona pace delle finestre.

La star incontrastata del decennio, tuttavia, era il Winner Algida. Al grido di “Accendi un brivido in me!”, l’Italia intera impazziva per quella combinazione perfetta di caramello, cioccolato e noccioline e per la celeberrima canzoncina; come resistere alle note di «Che scossa al tuo palato»?. Il Winner ha tenuto banco a lungo, anche dopo essere stato discontinuato, fino a qualche anno fa, quando, a furor di popolo, è tornato in cartellone, questa volta non come barretta, ma sotto forma di Taco. Impossibile bissare il suo successo, ma il tentativo è stato apprezzato. Certo, non è più lo stesso di un tempo, quel nuovo formato convince a metà, i gusti sono cambiati e probabilmente anche noi. Eppure, quando è tornato sul mercato, ogni ex bambino della nostra penisola non ha potuto evitare di comprarlo, nella speranza di sentire, al primo morso, un sapore ormai quasi dimenticato: quello della spensieratezza.

Federica Checchia

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