I difensori del professore Luca Richeldi, primario di pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma accusato di violenza sessuale ai danni di una paziente, hanno presentato una nuova richiesta di patteggiamento. La proposta, che prevede una pena di undici mesi e dieci giorni con l’annesso beneficio della sospensione, è stata formalizzata dal professor Carlo Bonzano e dall’avvocato Ilaria Barsanti, legali del medico accusato di violenza. Come riportato dal Corriere della Sera, la richiesta di patteggiamento avanzata dagli avvocati, ha ricevuto l’ok della Procura.
Il gup di Roma, che a luglio aveva respinto una prima proposta di patteggiamento a 10 mesi riconvertita in pena pecuniaria di 49 mila euro, si è riservato di decidere nella prossima udienza, fissata per il 25 settembre. Secondo la legale della paziente che ha accusato di violenza sessuale Luca Richeldi, l’avvocata Ilenia Guerrieri, la richiesta avanzata dai difensori del primario non sarebbe congrua, così come la concessione delle attenuanti generiche. Il commento dell’avvocata: “Da Richeldi non sono mai arrivate le scuse, non vogliamo soldi ma ci opponiamo a questa proposta di patteggiamento perché non è congrua“.
Gemelli: il primario Luca Richeldi avanza richiesta di patteggiamento
A chiedere il rinvio a giudizio di Richeldi, lo scorso 4 dicembre, era stata la pm Barbara Trotta. Secondo la ricostruzione del magistrato, il primario del Gemelli avrebbe “costretto” una sua pazienza “a subire atti sessuali“, con “violenza consistita nella repentinità dei gesti che non lasciavano alla vittima alcun margine di reazione” e con “l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di relazione di prestazione d’opera“, posto che “la vittima si era recata a visita dallo stesso, suo medico di fiducia“. Fatti che sarebbero avvenuti il 13 aprile del 2022.
La difesa del medico ha sempre respinto le accuse: “L’ipotesi accusatoria contestata al professor Richeldi si limita a poco più di un tentativo di bacio. Inoltre, tale ipotesi accusatoria, già smentita dal professor Richeldi, non è supportata da prove“, aveva affermato l’avvocata Barsanti. Sul tavolo della della Procura ci sono la denuncia presentata dalla donna, gli atti della Squadra Mobile della Questura, alcune chat whatsapp, una relazione psicologica della presunta vittima. Che, in un’intervista a Repubblica, aveva raccontato: “Ero paralizzata, una statua sotto le sue mani. Era come se mi vedessi dall’esterno e nella mia testa c’era solo questo pensiero: ‘Cerca di capire come puoi fare per scappare’“, erano state le sue parol. “Ero in tilt, non riuscivo a capire perché il professionista che mi stava curando si fosse trasformato nel mio aggressore“.
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