Il brano dei Genesis, composto in studio ed in’uscita il 12 novembre 1971, fa parte dell’album ” Nursery Cryme”. Il testo scritto in questa traccia del terzo disco, realizzato dalla band, è evocativo e macabro abbastanza da diventare leggendario. La trama è improntata su di un’incidente avvenuto tra due bambini, mentre stavano giocando a croquet. Cynthia, la ragazzina di nove anni, giocando stacca letteralmente la testa dell’altro bambino Henry e lo uccide. L’inquietante fantasma del bambino, tornerà settimane più tardi per tormentare la bambina, con lo scopo di possederla sessualmente. Cynthia suonerà un carillon contro di lui, quasi come fosse un’arma, facendo invecchiare lo spirito di Henry che mostrerà le sembianze di un vecchio. Sarà poi la governante a mettere fine a tutto, quando entrando nella stanza, scaglia il carillon conto il fantasma, distruggendo però ,entrambi i ragazzini. L’artista ha sempre raccontato, che tale storia è ispirata da figure dell’epoca vittoriana, cioè l’epoca del padre. Il contesto mentale inglese, basato sul controllo, dove maturano però pensieri di forte violenza e di sesso.
Genesis, l’interpretazione live di Peter Gabriel
La migliore performance prende vita, quando sul palco sale Peter Gabriel, cantante dei Genesis e autore del celebre brano. Nei primi concerti, Gabriel simulerà soltanto la voglia sessuale e morbosa di Henry muovendo i fianchi, entrerà più avanti la capacità di trasformazione del cantante. Nel settembre del 1972, a Dublino, l’artista salirà a cantare con un vestito rosso di sua moglie sorprendendo tutti, la stampa gli darà risalto rimanendo estasiata. L’interpretazione vera e propria per tutti, del brano contenuto nell’album che compie mezzo secolo,avviene senza alcun dubbio un anno più tardi in ottobre. Prima nel mese di febbraio, per il finale della canzone, Gabriel viene illuminato da un fascio di luce bianca, poi nel mese di ottobre va oltre, presentandosi davanti al pubblico con una macabra calzamaglia e una maschera da vecchio. Cammina curvo e simula ancora movimenti con il corpo e con la lingua, al fine di rendere il più verosimile possibile, l’aspetto evocativo del brano.