Genoa e De André: intervista a Tonino Cagnucci

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Di Andrea Mari

Un viaggio straordinario in una delle passioni, forse la più intensa, del cantautore genovese. Faber era un grande tifoso, un po’ come tutti noi.

Quando in anticipo, sul tuo stupore, verranno a chiederti del nostro amore“. Una frase di “Verranno a chiederti del nostro amore“, canzone scritta da Fabrizio De André, potrebbe sintetizzare perfettamente, forse anche semplicisticamente, questo nostro viaggio parallelo che ci avvicinerà a Genoa-Sampdoria, il famigerato ed emozionante “Derby della Lanterna“. Ma che nesso c’è tra la squadra più vecchia del calcio italiano ed uno dei cantautori migliori del nostro panorama musicale?

Il legame esiste, anche se questa linea sottile ma indissolubile sfugge a moltissime persone: De André amava il calcio ma era innamorato, soprattutto, del suo Genoa. Quella del “Faber tifoso” è una concezione che, molte volte, riesce a stupire tanta gente ma, in realtà, il cuore del cantautore genovese palpitava costantemente per i colori rossoblu di Genova. Non a caso, De André si è fatto cremare con la sciarpa del Grifone.

Se fosse ancora insieme a noi, il pensiero di Faber sarebbe stato calamitato dall’imminente fischio d’inizio di Genoa-Sampdoria, il derby della Liguria. Abbiamo deciso, quindi, di affrontare la tematica “stracittadina” in modo trasversale: ecco l’intervista a Tonino Cagnucci, giornalista romano che nella sua lunga carriera ha scritto un libro intitolato “Il Grifone Fragile“. Di cosa tratta? Di una delle passioni più importanti di De André: il suo Genoa. Un “Amico Fragile” da amare e proteggere. Prima e dopo la morte.

Genoa, La copertina del libro "Grifone Fragile" di Tonino Cagnucci
La copertina del libro “Il Grifone Fragile” di Tonino Cagnucci

Il Genoa nel cuore di De André: ci spiega tutto Tonino Cagnucci

Siamo umili passeggeri mentre Tonino Cagnucci veste i panni del nostro personalissimo Caronte che, con maestria assoluta, riesce a traghettarci in questo viaggio sulle mitiche acque dello Stige, trasferito in quel di Genova per l’occasione. Che legame c’era tra De André ed il Genoa? Scopriamolo insieme in questa intervista.

Il legame che univa De André al suo Genoa non è conosciuto da tantissime persone. Cosa ti ha spinto a raccontare questo lato della vita di Faber?

“Semplice: l’amore per De André e quello per il calcio, anzi, per il tifo in particolare. E soprattutto la voglia di disinnescare tanti luoghi comuni, troppi stereotipi, costruiti stancamente e noiosamente sia attorno a Faber sia attorno al mondo del tifo. Come se un poeta, come se un artista, come se un cantautore non potesse e non possa vivere una passione insieme così comune ma anche così autentica che è quella del tifo per una squadra. In questo senso il mio pensiero è opposto: proprio i geni, i poeti, che conoscono le vette, e anche i bassi dei sentimenti, sono e saranno sempre quelli più naturalmente tifosi. Poi da ragazzino avevo anche una mezza simpatia per il Genoa, ma sempre di riflesso, cioè per motivi esclusivamente romanisti (Pruzzo, Nela, Conti, lo Scudetto dell’83 eccetera)”.

Nel tuo bellissimo libro ” Il Grifone Fragile” parli del “Faber tifoso”: quali sono, secondo te, gli episodi più incredibili che hanno contraddistinto la sua storia d’amore con il Genoa?

“Il più incredibile è quello legato al rapimento in Sardegna, quando ascoltare per radio una partita del Genoa ha costituito uno dei pochi momenti di “evasione” per De André e di contatto coi sequestratori. Poi per forza altri due, uno all’inizio e l’altro alla fine: la letterina per Natale per avere una divisa del Genoa e il fatto, senza bisogno di commenti o ghirigori interpretativi, per cui Fabrizio De André si è fatto cremare con la sciarpa del Genoa. Sono attestati di fede enormi. Fede vera”.

Paolo Villaggio, uno dei suoi più cari amici, parteggiava per la Sampdoria: chissà quante frecciatine sportive si saranno scambiati i due. In base alle tue conoscenze, c’è qualche aneddoto che descrive la loro bonaria rivalità?

“Guarda, per “Il Grifone fragile” ho avuto l’onore di intervistare Paolo Villaggio e ho scoperto un tifoso della Sampdoria talmente accanito che non si è mai messo a parlare della fede genoana del suo grande amico. Mi ha preferito raccontare i suoi ricordi da ragazzino di formazioni della Samp che ancora sapeva a memoria. Un modo tutto suo per rispondere indirettamente all’amore per il Genoa di De André. Due giganti. Una grande amicizia. Anche questa, una storia da derby”.

“Non posso scrivere una canzone per il Genoa perché sono troppo coinvolto”. Si potrebbe sintetizzare in questa frase il suo grande amore per i rossoblu?

“Sì…”

Il repertorio di De André è talmente vasto e sopraffino che scegliere una singola canzone diventa impresa complicata. Esiste, però, un pezzo in grado di elevarsi sopra gli altri? Soprattutto: c’è una canzone che potrebbe descrivere perfettamente la sua passione per il Genoa?

“Per quello che abbiamo appena scritto qui sopra non c’è una canzone che può descrivere la sua passione per il Genoa. C’è tutto ‘Creuza de ma’ che può non descrivere, ma alludere, indicare, farti arrivare dentro il suo enorme amore per Genova. Città che amo anche io per diversi motivi”.

Come avrebbe vissuto, secondo te, l’avvicinamento al derby di Genova? Quanto veniva influenzato dal risultato dei rossoblu nello svolgimento della sua vita quotidiana?

“Lo avrebbe vissuto con apparente in diffidenza, come una cosa di cui non parlare, come un’abitudine, come un’anestesia, come un dovere… Comunque qualcosa da tutelare e insieme da esorcizzare”.

L’ultima domanda ci riporta al presente, purtroppo orfano di De André. Come vedi l’imminente Genoa-Sampdoria? Chi è favorito nella stracittadina?

“Per rispetto di tutti i tifosi, sia genoani, sia doriani, non rispondo. Cinicamente posso dire da osservatore esterno che vedere un derby simile tra la terzul’ultima e la quart’ultima in classifica è qualcosa di imperdibile. Qualcosa di profondamente deandreiano”.