Caso George Floyd: le accuse ai quattro agenti responsabili della sua morte

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Di Redazione Metropolitan

La morte di George Floyd ha dato inizio a numerose proteste contro il razzismo e la police brutality, ottenendo una risonanza globale. Mentre iniziano a vedersi i primi risultati, ancora non è chiaro come le istituzioni abbiano intenzione di procedere contro i suoi assassini.

Le accuse

Sono state ufficialmente formulate le accuse contro i tre agenti responsabili della morte di George Floyd, un 47enne afroamericano che ha perso la vita per soffocamento durante un fermo della polizia. I colpevoli però sono stati incriminati per reati differenti: a Derek Chauvin, l’ufficiale che ha premuto il proprio ginocchio sul collo di Floyd fino a soffocarlo, è rivolta l’accusa di omicidio volontario non premeditato, mentre i suoi colleghi (Tou Thao, Thomas Lane e J. Alexander Kueng) risponderanno di “complicità” e “aiuto”. Dopo il fatto delittuoso, gli agenti di polizia erano stati licenziati, ma solo in seguito alle proteste dei cittadini indignati si è giunti alla formulazione di capi di imputazione.

Fonte: flickr.com

I precedenti

Stando a quanto diffuso dai media statunitensi, la polizia di Minneapolis avrebbe divulgato un documento di ben 325 pagine contenente informazioni personali sui quattro poliziotti coinvolti nell’omicidio di George Floyd. Degna di nota è la carriera di Chauvin, il quale, dopo il congedo dall’esercito degli Stati Uniti, ha ricevuto ben 17 denunce per cattiva condotta in circa 20 anni di servizio come poliziotto. Una storia diversa hanno invece i suoi colleghi, che prima di entrare in polizia hanno svolto la professione di cameriere, agente di sicurezza e magazziniere. Rispetto a Chauvin, hanno anche meno anni di servizio: mentre Thao ha iniziato la sua carriera di ufficiale nel 2008, Kueng e Lane si sono uniti alla polizia solo nel 2019.

Fonte: commons.wikipedia.org

Non è ancora abbastanza

La famiglia di George Floyd però non si ritiene affatto soddisfatta. Il loro avvocato, Benjamin Crump, ha fatto presente che “Un arresto non è una condanna“, spiegando che il loro obiettivo è ottenere contro Chauvin l’accusa di omicidio di primo grado (che include premeditazione), come da formulazione originaria. A supportare la rivendicazione dei Floyd vi sono centinaia di attivisti, impegnati con manifestazioni e proteste in tutto il Paese. Keith Ellison, procuratore generale del Minnesota, sembra invece avere un’opinione diversa: ha infatti definito i provvedimenti presi contro gli agenti “Sviluppi importanti per rendere giustizia a Floyd, alla sua famiglia, alla nostra comunità e allo stato“.

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