Vedere un mio vestito che copre diverse superfici con diverse facce e diverse anime e vive nel tempo perché spesso è ancora bello e la gente lo sa utilizzare, è una grossa soddisfazione. (G.Ferré)
Tredici anni fa si spegneva una delle voci più influenti del Made in Italy, Gianfranco Ferré.
Soprannominato l’architetto della moda, Ferré nasce a Legnano nel 1944 in una famiglia borghese; nonostante il periodo di guerra, la sua infanzia trascorre serena. Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, ed è qui che che inizia a sperimentare fondendo architettura e moda, creando gioielli e cinture realizzati con materiali singolari quali cuoio, metallo, plastica, provenienti da negozi di ferramenta.
L’ingresso di Ferré nella moda
Questi bijoux vengono poi regalati da Ferré alle sue compagne di corso. Il risultato è che finisconoo sotto gli occhi di Rosy e Adele Biffi, proprietarie di una boutique di Milano. Alle due sorelle va il merito di introdurre Ferré nell’ambiente: il giovane stilista dapprima conosce buyers e giornalisti (una fra tutte, Anna Piaggi) e poi uno stilista d’avanguardia come Walter Albini, per cui inizia a lavorare.
La nascita della Gianfranco Ferré
Nel 1973 Ferré incontra Franco Mattioli, proprietario di un’azienda di abbigliamento, che gli affida il restyling della linea Baila. Sempre con Mattioli nel 1978 dà vita alla Gianfranco Ferré debuttando con una linea di prêt-à-porter femminile all’Hotel Principe di Savoia di Milano. Il successo è immediato, e ben presto lo stilista crea una linea maschile di abbigliamento e una serie di profumi, oltre a una collezione di Haute-Couture che sfila a Roma.
La collaborazione con Dior
Nel 1989 lo stilista viene chiamato a sostituire Marc Bohan come direttore creativo di Christian Dior,diventando de facto il primo italiano a dirigere il marchio.
Ferrè viene scelto non solo per il suo indubbio talento ma anche perché ha successo sia in Italia che in America. Nonostante i pareri contrastanti la collaborazione si rivela un vero successo: Ferré diventa la personalità più apprezzata dell’Haute-Couture; rilegge gli stilemi di Dior come la giacca del tailleur Bar per traghettarla dentro un universo firmato Ferré. Qui a regnare sono geometrismi, simmetrie, costruzioni architettoniche e una qualità unica, frutto dell’abilità sartoriale delle sarte parigine al servizio di Dior.
Il ritorno a Ferré
Nel 1996 Ferré rompe con Dior, concentrandosi sul suo marchio. Gli anni successivi vedono lo stilista lanciare due linee giovanili, Gianfranco Ferré Jeans e GGF, in cui propone lo stile ormai iconico che gli appartiene, caratterizzato dalla progettazione architettonica dell’abito, linee decise, colori nitidi. Tra i pezzi cult, la sua indimenticabile camicia bianca, che rappresenta la sintesi del pensiero creativo di Ferrè, e che viene scomposta e reinterpretata diventando protagonista del look.
Gli anni Duemila
Gli anni 2000 rappresentano il massimo momento di espansione della casa di moda per differenziazione produttiva: vengono lanciate ulteriori linee di abbigliamento e di accessori, a cui si aggiunge il settore l’ottica e un nuovo accordo per nuovi profumi. Nel 2002 la società viene venduta alla IT Holding di Tonino Perna, anche se Ferré mantiene il suo ruolo da direttore creativo. La sua morte sopraggiunge nel 2007 a causa di un’emorragia cerebrale. La maison chiude definitivamente i battenti nel 2014.
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