Gianni Brera, nato l’8 settembre 1919 a San Zenone Po, è stato un giornalista e scrittore sportivo italiano. Oggi si ricorda l’autore attraverso i neologismi calcistici, da lui ideati e ancora in uso. Non si tratta, infatti, di espressioni che nacquero in tempi più remoti: fu l’estro creativo di Gianni Brera a creare uno specifico linguaggio del calcio.
Gianni Brera, dall’amore per il calcio alla scelta del giornalismo
Amava il calcio e avrebbe voluto esserne una promessa. Tuttavia i suoi piedi, soprattutto il sinistro, non erano agli stessi livelli della sua penna. Brera allora scelse il giornalismo per affrancarsi da un’infanzia di stenti nella Bassa Pavese, la terra che porterà sempre in ogni sua riga. Aveva iniziato minorenne al Guerin Sportivo. Poi la guerra interruppe momentaneamente la sua attività di scrittore. Solo al suo termine, iniziò a scrivere per la Gazzetta dello Sport, nel 1945.
Cominciò parlando di atletica, poi di ciclismo. In ognuno di questi settori lasciò il segno, in quanto era in grado di appropriarsi di ogni argomento attraverso l’unione di espressioni colte e neologismi vivaci, capaci di catturare l’attenzione dei lettori. A soli 30 anni divenne direttore della Gazzetta, giovanissimo per quei tempi. Da quel momento, Gianni si sentì libero di scrivere di calcio, la sua vera passione.
Gianni Brera: il padre del dialetto calcistico
Vero padrone della lingua italiana, Gianni Brera ideò espressioni che rimasero eterne nella storia del calcio. Arricchiva i suoi articoli di nomignoli affidati ai calciatori, nuovi ruoli (sono quelli che ancora oggi si utilizzano per definire i compiti di ogni singolo personaggio sul campo) ed espressioni creative, che divertivano e incantavano l’intero ambiente calcistico.
Riportiamo qui un esempio su una riflessione di Brera su Maradona:
Che Maradona fosse un genio, nessun dubbio è possibile. E che i geni siano un tantino squinternati di cerebro è risaputo e ammesso da sempre. Ma perché rimediando compagni di follia a Maradona cita anche Borg, autentico manovale del tennis? Vedendolo, non mi ha mai stupito per un’invenzione degna di questo nome. Egli maneggiava la racchetta come avrei potuto io la roncola, andando a potare salici nel bosco ceduo al mio paese. Maradona, come lei sa, ridava dignità inventiva e gestuale anche alle mani posteriori, divenute volgarissimi piedi da qualche milione di anni.
Il gergo calcistico di Gianni Brera
L’influenza della scrittura di Brera si sente fortissima ancora oggi, anzi, si potrebbe dire che tutti parlano di calcio come lui avrebbe fatto. Le tipiche espressioni che si utilizzano per esprimere un’azione sul campo ad esempio, e che vedremo di seguito, sono tutte uscite da una macchina da scrivere. L’Olivetti di Gianni Brera.
Riportiamo adesso alcuni neologismi coniati dal giornalista. E’ stato lui a creare il termine centrocampista, introdotto per sostituire “mezz’ala” o “intermedio”. Ancora suo è goleador, che Gianni ha tratto da “golear”, usato dai sudamericani. Il nuovo sostantivo era una reinterpretazione del “toreador” spagnolo. Gianni Brera introdusse anche l’idea di cursore, un centrocampista che ha poca tecnica ma dotato di passione, fisico e cuore. Atipico era, invece, quel giocatore con caratteristiche che non rispecchiavano il ruolo da lui occupato. Libero, usato anche in altre lingue, era individuato nel difensore in aiuto allo stopper ma libero da marcature.
Famosissime espressioni di Gianni Brera sono, poi, Fare melina, Sprecare una palla gol, La pretattica, Andare in contropiede, tutte chiaramente utilizzate ancora oggi sia dai cronisti sportivi che dai grandi appassionati di calcio. Infine, tra i nomignoli affidati ai singoli calciatori, ricordiamo: Bonimba, Rombo di Tuono, Puliciclone. Ancora oggi Boninsegna, Riva e Pulici li conosciamo così.
L’incredibile creatività di Gianni Brera si spense il 19 dicembre 1992 a causa di un terribile incidente stradale, avvenuto a Codogno. Da quel momento, sono le sue stesse parole a mantenere in vita il ricordo del giornalista che ha fatto la storia del calcio italiano.
Martina Pipitone