Parlare di Gina Lollobrigida oggi sembra quasi un’operazione nostalgica. La diva degli anni Cinquanta e Sessanta è infatti legata a un mondo e a un tipo di cinema sempre più lontano, seppur immortale. Artista per studi e vocazione, la Lollobrigida inizia a piccoli passi, come comparsa e controfigura, dopo aver posato per dei fotoromanzi. Come per molte altre attrici della sua generazione, fu Miss Italia a spalancarle realmente le porte del successo. Si classificò infatti terza nel 1947, quando vinse Lucia Bosé, e da lì a poco riuscì a partire per Hollywood.
Gina Lollobrigida, la fama e la fuga da Hollywood
Dal 1946 al 1997 Gina Lollobrigida ha recitato in oltre sessanta film. Non solo per il numero di titoli ma anche per le prestigiose collaborazioni l’attrice è entrata di fatto nella storia del cinema italiano. Ha lavorato con Mario Monicelli e Steno (Vita da cani, 1950, Le Infedeli, 1963), con Pietro Germi (La città si difende, 1951) o Carlo Lizzani (Achtung! Banditi!, 1951). La ricordiamo naturalmente in Pane, amore e fantasia (1953) e Pane, amore e gelosia (1954) di Luigi Comencini, con cui entrò definitivamente nell’immaginario italiano.
Spaziò anche nei ruoli drammatici, diretta da Mario Soldati (La provinciale, 1953) o Mauro Bolognini (Un bellissimo novembre, 1968). La sua carriera però è strettamente legata anche a Hollywood, naturalmente. Gran parte della sua fama è ancora connessa allo status di sex symbol, che la rese immediatamente appetibile per il sistema americano.
Come accadeva in quegli anni nelle maggiori produzioni, la Lollobrigida firmò un contratto in esclusiva, per poi fuggire letteralmente dagli Stati Uniti. Lo studio system infatti imponeva pieno controllo sulla vita pubblica e privata delle sue dive. Tornando in Europa ebbe comunque la possibilità di lavorare ai film hollywoodiani girati nel vecchio continente. Tra questi ricordiamo sicuramente il ruolo che le valse il primo David di Donatello della storia, per La donna più bella del mondo (1955) di Robert Z. Leonard. Altre illustri collaborazioni comprendono anche John Huston (Il tesoro dell’Africa, 1953) e King Vidor (Salomone e la regina di Saba, 1959).
La seconda parte della carriera della Lollobrigida
Dopo aver preso parte alla sua prima produzione televisiva nei panni della Fata Turchina di Comencini (Le avventure di Pinocchio, 1972), la Lollobrigida iniziò a dedicarsi a tutt’altro. Attingendo ai suoi studi presso l’Istituto di Belle Arti, si dedicò maggiormente alla scultura e alla fotografia. Espose in tutto il mondo e, inoltre, pubblicò vari reportage fotografici anche di una certa rilevanza, come quello in esclusiva su Fidel Castro.
Abbandonò del tutto la carriera di attrice alla fine degli anni Novanta, eccezion fatta per un cameo nel 2011, senza però mai perdere l’aura da diva che l’accompagna. Nonostante i recenti avvenimenti, anche giudiziari, che l’hanno riguardata, nell’immaginario nazionale rimane ancora quel simbolo immutabile e indimenticabile di cinquant’anni fa.
Articolo di Valeria Verbaro
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