Gino Landi è figlio di due artisti di varietà, che caldeggiano i suoi studi di danza sotto la guida di Oreste Fraboni. Debutta in teatro come ballerino, ma ben presto si accorge di non amare esibirsi davanti al pubblico e sceglie di dedicarsi alla composizione coreografica.
Nel 1957 la sua firma compare per la prima volta sulla locandina di Non sparate alla cicogna di Macario, dopodiché è autore dei balletti di Io e l’ipotenusa (1959) e di Cieli alti (1962). Nel frattempo entra alla Rai con la qualifica di regista (1958) chiamato a realizzare le coreografi e per Buone vacanze (1959) e per Giardino d’inverno (1961).
La televisione di Stato, la Rai, festeggia proprio quest’anno i suoi sessant’anni di vita avendo inaugurato le trasmissioni il 3 gennaio del 1954. La Rai ha da sempre rappresentato il nostro paese interpretandone stili e vita, affrontando trasversalmente tutti gli aspetti dell’Italia: dall’ arte alla politica, dalla cultura agli aspetti sociali. La televisione ha anche avuto il compito di divulgare la danza ed i suoi protagonisti arrivando nelle case di tutti gli italiani, anche di quelli che non frequentavano abitualmente il teatro e che quindi conoscevano poco di quest’arte. A tal proposito bisogna citare immediatamente la storica Maratona d’estate creata dalla storica e critica di danza Vittoria Ottolenghi che ha davvero portato la danza nelle case degli italiani.
Sono tantissimi i nomi di ballerini e coreografi che in 60 anni hanno fatto la storia della danza televisiva italiana a cominciare dal grande Don Lurio, storico ballerino e coreografo che è stato l’autore di balletti e sigle tv famosissime interpretate dalle gemelle Kessler, ballerine provenienti dal Lido di Parigi che fecero fortuna in Italia. Dopo la coppia di straniere irrompe sugli schermi la grinta italiana di Raffaella Carrà, coreografata dal maestro Gino Landi nelle sue prime sigle televisive che le hanno regalato la popolarità. Intanto cominciava ad affacciarsi sul piccolo schermo anche la danza classica con le stelle di fama internazionale come Carla Fracci e Vladimi Vasiliev, interpreti della storica Giselle trasmessa in Rai nel 1972. Nel frattempo, alla fine degli anni settanta, arriva in Italia il talento di Heather Parisi, regina indiscussa della danza moderna in tv: grande tecnica ed interpretazione messa magistralmente in risalto dalle capacità coreografiche di Franco Miseria. La grande preparazione tecnica della Parisi fu l’occasione adatta per fare incontrare la stella della tv con le stelle della danza teatrale, per cui arrivarono in Rai per ballare con lei anche Raffaele Paganini, Alessandro Molin, Gheorghe Iancu, Micha Van Hoecke, Mario Marozzi, Andre de la Roche, Steve La Chance, Terry Beeman, oltre alle collaborazioni femminili con Carla Fracci e Oriella Dorella.
Intanto la carriera teatrale di Gino Landi si consolida grazie ai successi di Febbre azzurra (1965), L’onorevole (1965) e Non sparate al reverendo (1967, nuova collaborazione con Macario).
Dal 1969 inizia un importante sodalizio con Garinei e Giovannini che lo vogliono creatore dei balletti di tutti i loro principali spettacoli, da Angeli in bandiera ad Alleluja brava gente (1970), da Aggiungi un posto a tavola (1974) a Felicibumta (1975), da Bravo! (1981) alle riprese di Rugantino (1978) e di Un paio d’ali (1997).
Per lo spettacolo leggero della Rai è il coreografo di trasmissioni popolari come Johnny 7 (1964), La prova del nove (1964), Scala reale (1966) e Partitissima (1967).
Dopo aver diretto una brillante versione televisiva delle commedie musicali La granduchessa e i camerieri e Felicibumta intensifica la sua attività in televisione nella duplice veste di coreografo e di regista in varietà come Cielo mio marito (1980), Noi con le ali (1983), prima di legarsi nella buona e nella cattiva sorte agli spettacoli di Pippo Baudo.
Per il teatro lirico viene chiamato a realizzare Vivì (1962) e Il barbiere di Siviglia (1989). È anche regista di operette e di musical (Can-Can, 1998).
Maestro del teatro musicale leggero e regista storico del Festival Internazionale dell’Operetta fin dalla sua fondazione nel 1970, ha firmato – come coreografo o come regista o in entrambi i ruoli – più di trenta produzioni del Festival triestino, da Il paese dei campanelli (1970), a Vedova allegra, Ballo al Savoy, Al Cavallino Bianco (2003) e Paganini (2004). Al Teatro Verdi ha messo in scena anche Les Contes d’Hoffmann di Offenbach nella Stagione Lirica 2000/2001.