Giorgio Strehler - Foto Luigi Ciminaghi/Archivio Piccolo Teatro di Milano
Giorgio Strehler – Foto Luigi Ciminaghi/Archivio Piccolo Teatro di Milano

Nel giorno di Natale, ricordiamo l’anniversario della morte di Giorgio Strehler, morto nel 1997 a Lugano.

I primi anni

Giorgio Strehler nasce a Barcola il 14 agosto 1921 da famiglia parzialmente impegnata nel mondo dell’arte: la madre Alberta è un’apprezzata violinista, mentre il nonno è musicista. Anche Strehler studierà musica e direzione d’orchestra, crescendo così in un’atmosfera artisticamente predestinata. Avendo perso il padre all’eta di due anni cresce in un ambiente tutto al femminile che lo spingerà a disegnare protagoniste con particolare sensibilità.

Trasferitosi a Milano con la madre, studia prima al convitto Longone, poi al liceo Parini e quindi alla facoltà di legge. Ma sin da adolescente, accanto agli studi, coltiva la passione per il teatro. Si iscrive così all’Accademia dei Filodrammatici di Milano e quì trova grande ispirazione nel suo maestro: Gualtiero Tumiati. Ben presto, però, si rende conto che il teatro italiano, allora dominio degli ungheresi, avesse bisogno dello stampo registico, già diffuso in buona parte d’Europa.

Conseguenze della Seconda Guerra Mondiale

L’entrata in guerra dell’Italia lo costringe all’arruolamento militare prima e al rifugio in Svizzera poi. Quì stringe amicizia con il commediografo Franco Brusati e, nonostante la povertà, riesce a trovare i soldi per mettere in scena Assassinio nella cattedrale di Eliot, Caligola di Camus e Piccola città di Wilder. Subì anche la prigionia per sette giorni, dopo essere stato catturato dai nazifascisti: questa esperienza partorì il testo di Ma mi…, canzone poi incisa da Ornella Vanoni nel 1959.

Il ritorno in Italia

Quando Strehler torna in Italia, dopo la fine della guerra, è fermamente deciso a fare il regista. Il primo spettacolo a cui appone la firma è Il lutto si addice ad Elettra di O’Neill, con Memo Benassi e Diana Torrieri.

Nel 1947 fonda il Piccolo Teatro della Città di Milano insieme a Paolo Grassi, primo teatro pubblico italiano, inaugurato con L’albergo dei poveri di Gor’kij. Per questa produzione, Giorgio Strehler si riserva il ruolo del ciabattino Aljosa, dando prova di eccellenti capacità attoriali.

Allo stesso anno appartiene anche la prima regia operistica: una Traviata alla Scala di Milano destinata a lasciare il segno.

La sintesi della poetica teatrale di uno dei massimi esponenti della nascita della regia italiana, sono evidenti in due dei suoi ultimi spettacoli: Faust frammenti, al quale lavora dal 1988 al 1991, recitando anche nel ruolo del titolo, ed Elvira o la passione teatrale.

Silvio Silvestro Barca