La prima Giornata Mondiale della Foresta Pluviale è stata istituita nel 2017 da Rainforest Partnership con l’obiettivo di sensibilizzare e incoraggiare azioni atte a proteggere le foreste pluviali del mondo. La sopracitata è un’organizzazione ambientale statunitense che si batte per la tutela e il ripristino delle foreste pluviali attraverso la collaborazione con le comunità locali dell’America Latina e la sensibilizzazione della popolazione mondiale.
La foresta pluviale: funzioni e caratteristiche
Le foreste pluviali si trovano in diverse zone del pianeta, come quelle equatoriali, caratterizzate da elevati tassi di umidità. Gli alberi che formano le foreste pluviali sono sempre verdi- e possono arrivare fino a 80 metri di altezza- in grado di regolare la quantità di anidride carbonica e ossigeno presenti nell’atmosfera. In breve, le foreste pluviali risultano indispensabili per le coltivazioni, rendendo il terreno limitrofo estremamente fertile, contribuiscono al rifornimento di acqua delle popolazioni che vivono nelle zone circostanti-ma non solo.
Come ci ricorda il WWF, le foreste pluviali tropicali ricoprono solo il 7% delle terre emerse, ma ospitano più del 50% di tutte le specie animali e vegetali del mondo. […]nonostante il suo inestimabile valore, le foreste vengono distrutte ogni anno su una superficie di 10 milioni di ettari, quasi due volte e mezza quella della Svizzera. Tra le cause abbiamo incendi, il taglio della legna e il disboscamento volto a convertire la foresta in terreni dedicati ad allevamenti e colture.
Le cause del fenomeno trattato non sono lontane nè slegate dal mondo occidentale. Molti dei nostri consumi quotidiani, infatti, arrivano dalle foreste pluviali. Dalla soia all’olio di palma, dalla carne bovina al cacao e il caffè.
L’Unione Europea è fra i maggiori importatori al mondo, seconda solo alla Cina, di deforestazione incorporata e responsabile delle emissioni di gas serra che questa provoca. L’Italia, in base ai dati del 2017, si è collocata al secondo posto nella classifica degli otto paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e consumati nell’UE.
“Stepping up: The continuing impact of EU consumption on nature“- report
Le foreste pluviali e i popoli indigeni
Un ulteriore dato viene spesso tralasciato: le terre di cui parliamo ospitano innumerevoli popoli indigeni locali che, chiaramente, subiscono le conseguenze peggiori della situazione attuale. I popoli indigeni sono riconosciuti a livello internazionale come migliori protettori della natura. L’80% della biodiversità è nei territori gestiti dagli stessi. Le foreste pluviali tropicali sono protette in modo migliore laddove le popolazioni indigene vivono e se ne assumono la responsabilità. Salvaguardare i diritti dei popoli indigeni è una componente essenziale per preservare le foreste, la biodiversità e contrastare la catastrofe climatica in atto. Dati rilevati e confermati da un recente studio delle Nazioni Unite.
Sebbene vivano su 404 milioni di ettari di terra tra America Latina e Caraibi, solo 269 milioni di ettari sono stati riconosciuti come territori indigeni. La mera esistenza dei diritti alla terra non impedisce che si scatenino conflitti violenti se lo Stato di riferimento non rispetta questi diritti. Inoltre, i titoli di proprietà sono spesso limitati alla superficie della terra e non si estendono al sottosuolo. Così, anche nei territori indigeni, nonostante l’esistenza dei diritti di possesso della terra, vengono rilasciate concessioni per l’esplorazione e l’estrazione petrolifera o mineraria, ad esempio.
Esistono però contributi per la protezione delle foreste, la gestione comunitaria, l’autogoverno e l’esistenza di organizzazioni indigene a livello locale coese che operano positivamente. La priorità risiede nel tutelare i diritti dei popoli indigeni che, come già detto, sono gli unici in grado di gestire e preservare al meglio la natura. Se le foreste sono gestite da governi, aziende o privati, la loro conservazione è inappropriata e la loro distruzione procede molto più velocemente.
Lottiamo per la sopravvivenza dei popoli indigeni. Fermiamo taglialegna, minatori e compagnie petrolifere che in tutto il mondo distruggono le loro terre, le loro vite e i loro mezzi di sussistenza. Esercitiamo pressione sui governi affinché riconoscano i loro diritti territoriali. Documentiamo e denunciamo le atrocità commesse nei confronti dei popoli indigeni e interveniamo direttamente per fermarle.
Survival International
Joëlle Cotza
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Crediti immagine: Rinnovabili.it