I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione investono all’incirca 3 milioni di persone all’interno della popolazione italiana, di cui 2,3 milioni risultano adolescenti.

Gli ultimi dati rilevati, indicano un ulteriore abbassamento dell’età a rischio con il 30% di coloro che soffrono di questi disturbi, sotto i 14 anni. Si segnala inoltre una maggiore diffusione di queste problematiche anche all’interno della popolazione socializzata come maschile.

Nel nostro paese molte associazioni sopperiscono a mancanze nazionali, creando sensibilizzazione e assistenza: una di questa è Animenta, ho parlato con la sua fondatrice Aurora Caporossi.

Da dove nasce Animenta?

Aurora: Animenta nasce dalle storie delle persone che hanno vissuto un disturbo alimentare ma anche da storie di persone che hanno vissuto o che vivono accanto a chi sta affrontando un disturbo alimentare. Nasce in particolare dalla mia esperienza personale quando a 16 anni mi sono ammalata di anoressia nervosa. L’obiettivo di Animenta è dare un supporto concreto a queste persone e abbattere gli stereotipi che caratterizzano, ancora troppo spesso, queste malattie.

Come giudichi il trattamento di queste problematiche a livello nazionale?

Aurora: Nonostante una maggiore informazione a livello nazionale sul tema, quantità informativa non corrisponde molto spesso a qualità informativa. Manca una corretta informazione su queste patologie in particolare online, nonché strutture adeguate, (si parla molto spesso di centri con liste di attesa di almeno otto mesi prima di potervi accedere), manca inoltre un lavoro sistemico tra professionisti, associazioni e istituzioni. Risulta fondamentale poi, investire sulla corretta formazione dei futuri professionisti, anche per quanto riguarda medici e pediatri, in quanto, come accennato precedentemente, l’età di insorgenza del disturbo alimentare si è abbassata di molto. Non si riesce ancora a comprendere quanto i disturbi alimentari siano una patologia complessa che ha bisogno di cure specifiche, adeguate e tempestive.

Importantissimo inoltre inserire programmi di prevenzione nelle scuole, in modo tale da fare educazione alimentare attraverso esperti che possano segnalare eventuali campanelli d’allarme.

L’età media in cui si presentano i disturbi dell’alimentazione continua a scendere, a cosa è dovuto tutto ciò?

Aurora: Il fatto che l’età media di insorgenza di tali malattie si sia abbassata molto dipende da vari fattori, tra cui il Covid che ha acuito delle situazioni che potevano risultare nascoste e dal fatto che molto spesso i genitori stessi hanno accesso in modo più preponderante a determinate informazioni che gli permettono di capire il disagio delle proprie figlie e figli.

Inoltre, l’utilizzo pervasivo dei social media e l’idea di magrezza a cui siamo sottoposti, che riguarda gli adolescenti sin dalla più tenera età, comportano degli stereotipi legati ai corpi delle persone sono rimangono molto pervasivi e molto presenti.

Pensi che la situazione possa migliorare con l’attivismo e la nuova sensibilità indotta dalle nuove generazioni?

Aurora: Credo fortemente nella possibilità di mettere nuove basi per tutti quei temi come la salute mentale o le malattie mentali, fino a poco tempo fa, trascurati. Fare attivismo, portare le proprie voci e le proprie storie sia attraverso un feed instagram che sui più importanti palchi nazionali e internazionali, significa far parte di un qualcosa, dicendo la propria, facendo conoscere quelle che per troppo tempo sono state considerate minoranze ma che minoranze non sono.

Tramite i social riusciamo a raggiungere una quantità di persone che non avremmo altrimenti mai potuto immaginare.