“Fateci specializzare, è importante per il futuro di tutti”. Questo è il grido di dolore lanciato dai Giovani Medici per l’Italia (GMI). Una problematica, quella dei neo laureati in medicina, che è salita nuovamente alla ribalta dopo lo tsunami, ancora in corso, portato dal Coronavirus, la malattia virale esplosa in Cina che ha mietuto tantissimi contagi e numerose morti in giro per il mondo. Italia compresa. Il percorso di specializzazione di un medico non si esaurisce dopo la laurea in medicina: servirebbe una specializzazione ma i continui tagli operati negli anni passati nel settore sanitario italiano hanno portato numerose problematiche riducendo all’osso il personale. Un esempio: su 10.000 laureti l’anno, solo 7.000 in media potranno usufruire di borse di specializzazione annue.

Tradotto: 3.000 giovani l’anno, in media, vengono risucchiati dal famigerato “imbuto formativo“, vera e propria piaga della categoria. Come se non bastasse, i dati odierni, nonostante l’emergenza sanitaria, sono impietosi: 23.000 medici candidati, figli dei tagli, a fronte di 8.300 borse. Cosa chiedono i Giovani Medici per l’Italia? Un aumento dei contratti di formazione specialistica entro l’uscita del “Decreto aprile“. Per il loro futuro professionale ma anche per rendere il Sistema Sanitario Italiano migliore di adesso. Abbiamo raccolto il loro grido di dolore intervistando in esclusiva Claudia Maccarrone, segretario coordinatore all’interno di GMI: ecco cosa ci ha raccontato.

Giovani Medici per l'Italia
Claudia Maccarrone e la campagna di GMI

Giovani Medici per l’Italia: l’intervista

Ecco la nostra intervista in esclusiva a Claudia Maccarrone; tra presente e futuro con un solo obiettivo da perseguire: aiutare il prossimo trovando la giusta strada professionale.

Cosa spinge una ragazza giovanissima ad intraprendere gli studi per la carriera da medico?

“Fare medicina è una scelta per la vita, e come tutte le scelte importanti è dettata dalla somma di tutte le esperienze passate che ogni singolo studente ha avuto. Non credo possa banalizzarsi fornendo un solo motivo uguale per tutti. I giovani studenti di medicina hanno due cose fondamentali che li accomunano: entusiasmo e buona volontà. Ricordo quanto eravamo felici, propositivi e speranzosi duranti i primi anni, e vorrei davvero tornare a quei momenti, tranne per l’esame di anatomia: quello non vorrei proprio riviverlo…”

La passione non basta, però: quante difficoltà incontrate nel vostro percorso formativo post laurea?

“Le difficoltà sono tante, ma io credo che ogni corso di laurea abbia le sue enormi problematiche. Personalmente, ad esempio, farei molta più fatica a studiare un librone di diritto internazionale piuttosto che rifare l’esame di anatomia patologica. La vera difficoltà di medicina è l’impegno in termini di tempo e costanza che richiede. Si parla di 6 anni di studio intenso in cui spesso, anche senza accorgersene, si sacrificano molte cose. Il problema, secondo me, è che se tutta quella passione con cui si comincia non viene in qualche modo alimentata da gratificazioni e certezze per il futuro, è inevitabile che prima o poi inizi a sfumare via. E quell’ultimo briciolo che ti resta, vola via non appena ti rendi conto di come sarà la vita dopo la laurea. Perché sì: 6 anni di medicina sono impegnativi, ma mai quanto quello che viene dopo”.

Cos’è Giovani Medici per l’Italia e cosa chiedete?

” ‘GMI- Giovani Medici per l’Italia’ nasce all’incirca un anno fa da un piccolo gruppo di studenti di medicina volenterosi di portare un cambiamento positivo in un sistema formativo e sanitario attualmente ricco di falle. Quello che realmente chiediamo è che le cose cambino. È doveroso che, come avviene in tutto il resto del mondo, il giovane medico abbia la certezza di poter proseguire il percorso. Attualmente navighiamo nel buio, la data del concorso di specializzazione è oscura, nonostante le voci, e la reale paura è che ci si ritrovi a dover svolgere un concorso con sole 8300 borse di specializzazione attualmente stanziate con la legge di bilancio, a fronte di ben 23000 candidati, ovvero i laureati di quest’anno più tutti quelli che erano finiti nel famoso limbo. Chiediamo che il Governo, con il decreto Aprile, attui la migliore proposta possibile, ora che ne ha le disponibilità economiche, che sia esso ad aumentare i contratti di specializzazione oppure, qualora fosse concesso, riformare totalmente il percorso, consentendo allo specializzando di lavorare negli ospedali del territorio e non solo in quelli universitari come avviene ora. Chiediamo che si smetta di speculare sulla salute dei cittadini italiani, perpetrando indegni tagli alla sanità, per poi far credere che vada tutto bene quando vengono assunti 300 medici precari con contratti di sei mesi per la sola emergenza Coronavirus. Chiediamo, in sostanza, che venga tutelata la salute dei cittadini italiani, e questo è possibile solo tutelando in primis i medici, gli infermieri, e tutti coloro che portano avanti con fatica gli ospedali. Aiutateci ad aiutarvi”.

Il vostro futuro professionale coincide con un domani migliore per tutta la sanità italiana: siete ottimisti per gli anni avvenire?

“Allo stato attuale, una volta laureati, noi medici siamo pressoché inutili dal punto di vista lavorativo. Spesso in questi giorni si è sentito parlare di abilitazione d’ufficio di medici laureati, ed è stata più volte spacciata per la risoluzione definitiva dei problemi della sanità italiana. Ma non è cosi. Il neo laureato è un medico formato a metà, che ha un’ottima infarinatura generale, certo, ma al quale manca una cosa fondamentale in un lavoro che richiede di salvare vite umane: la pratica. Infatti è necessario una volta laureati accedere alla formazione specialistica o al corso di medicina generale, se si vuole veramente diventare un medico utile al Sistema Sanitario Nazionale. Ed il problema è proprio lì. Come può uno stato che fa laureare 10000 medici ogni anno permettersi di continuare a formarne solamente una media di 7000? Dove finiranno tutti quei giovani medici che si accumulano di anno in anno? La risposta è semplice: per quelli che non scelgono giustamente di andarsene, e sono circa 1500 ogni anno, esiste un limbo fatto di lavori precari come le sostituzioni del medico di medicina generale quando va in vacanza, o medico occasionale ad eventi sportivi, spesso con compensi ai limiti del ridicolo. Parlo di cene in ristoranti, o remunerazioni di 6 euro l’ora, sui quali vanno pagate ovviamente le tasse. Una miseria dopo anni di sacrifici…”

Abbiamo raccolto il grido di dolore dei Giovani Medici per l’Italia ma, da soli, non possiamo migliorare questa situazione. Lo tsunami portato dal Coronavirus diventi un monito per il futuro: facciamo specializzare i nostri giovani medici per migliorare il nostro Sistema Sanitario Nazionale

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