Oggi, 24 febbraio, si celebra in tutta Italia il giovedì grasso, ma sappiamo perché si festeggia e il motivo del nome? Andiamo alla scoperta delle curiosità su questa festività di Carnevale.
Il giovedì grasso, insieme al martedì successivo, è una delle feste più sentite soprattutto a Venezia. Celebre per il suo Carnevale, la Serenissima infatti teneva coloratissimi festeggiamenti per celebrare uno degli ultimi giorni in cui era consentito mangiare e gozzovigliare prima della Quaresima. Il nome “grasso” deriva proprio da questi eccessivi bagordi, che anticipavano e in qualche modo tempravano psicologicamente al periodo di rinunce intercorso tra il Carnevale e la Pasqua.
A Venezia il giovedì grasso è anche conosciuto come “il giorno del toro”, poiché era usanza tenere davanti a Palazzo Ducale una corrida per celebrare la vittoria del doge Vitale Michiel II sul Patriarca Ulrico di Aquileia del 1162. Da questa impresa ogni anno gli sconfitti dovettero pagare pegno con un toro, dodici pani e dodici maiali. Gli animali venivano condotti nella piazza come dei prigionieri: i presenti li vessavano proprio come si faceva con i detenuti. Al termine di questo rituale al toro veniva tagliata la testa: deriva da questa usanza il detto “tagliare la testa al toro”, indicante la fine rapida di una faccenda.
Dal 1548 si è aggiunta l’usanza dello spettacolo dei funamboli, che sopravvive fino al giorno d’oggi con il volo della Maria del Carnevale. Ogni anno, la Maria dell’anno precedente si lancia a volo d’angelo dal Campanile di Piazza San Marco.
Per giovedì grasso è usanza tutta italiana imbandire le tavole con maiale e dolci tipici di Carnevale come chiacchiere e castagnole; non mancano comunque i piatti regionali, come il sanguinaccio napoletano o i krapfen bolzanesi.
Chiara Cozzi
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