Il governo Draghi nasce cambiando le regole del gioco. Mario Draghi ha costruito e costituito la sua squadra di governo lasciando al buio i partiti ed i loro segretari. Questo ha fatto sì che alcuni ministri hanno scoperto di esserlo soltanto quando il ministro incaricato ha dato lettura della lista governativa.
Il governo Draghi: la lista degli scontenti
Il governo dei competenti di Mario Draghi è nato tenendo conto di tutte le forze politiche che lo sosterranno. Sembra, apparentemente, una formazione di governo figlia del Manuale Cencelli di democristiana memoria e che già sta registrando i primi mal di pancia. L’ex direttore della Bce ha tenuto per sé e per i suoi fedelissimi tutti i ministeri fondamentali, ovvero quelli riguardanti il Recovery Plan. Alcuni partiti lamentano di aver ricevuto deleghe poco pesanti, facendo intravedere le difficoltà di percorso che attendono il neonato governo. Nel centro – destra non è piaciuta la scelta di Draghi di puntare su nomi contratti europeisti, lasciando da parte i sovranisti. Si narra di una telefonata dai toni tesi tra Berlusconi e Draghi.
L’apparente esultanza del Movimento 5 Stelle
Ufficialmente i 5 stelle esultano, con un post su Facebook dell’account del Movimento. “Buon lavoro al presidente Draghi e a tutto il governo. Un in bocca al lupo in particolare Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone, e a Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con Parlamento. Un augurio particolare al nuovo “super ministro” all’Ambiente e alla transizione ecologica, Roberto Cingolani. Un profilo e un risultato che abbiamo fortemente voluto. Adesso subito al lavoro!” Negli ambienti vicini al movimento si dice che Roberto Cingolani fosse esattamente il nome che Grillo aveva proposto al ministro incaricato.
Ma c’è chi dice NO
Nel movimento vi è anche l’ala del NO netto al governo Draghi: “Rispetterò il voto degli iscritti ma vi dico chiaramente che sono orgoglioso di aver votato no ad un governo con Forza Italia e Lega. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi, ma sarà difficile”, scrive su twitter Danilo Toninelli. “Il super ministero chiesto da Beppe Grillo non c’è. Il ministero dell’ambiente non sarà fuso con il ministero dello sviluppo economico. Eh no, perché il ricco ministero dello sviluppo economico sarà affidato alla Lega con Giorgetti. Noi non abbiamo votato per questo sulla piattaforma Rousseau”, dice la senatrice M5S Barbara Lezzi.
Il governo Draghi. Malumori anche a sinistra
Nicola Zingaretti, da parte sua, parla in riferimento alle poche donne al governo: sono 8 su 23, nessuna del Pd. “In questi mesi – dice il segretario – nel lavoro di ricostruzione del partito, abbiamo scommesso molto sulla valorizzazione della forza e della risorsa delle donne e, in questi giorni, nella centralità del tema della differenza di genere come cuore del programma per la ricostruzione italiana”. Altre critiche provengono dalle parole di Tommaso Cerno, senatore eletto col Pd, che contesta apertamente la nomina di Marta Cartabia alla Giustizia: “Ci lascia perplessi come cittadini e come omosessuali viste le posizioni sostanzialmente reazionari della guardasigilli, va detto che tanto tuonò che piovve. Il governo a un primo esame è un elenco prevedibile composto di soliti nomi e da manuale Cencelli con qualche nome di amarcord a destra ed i soliti storici della sinistra.
Il giuramento del nuovo governo
Il governo giurerà sabato al Quirinale alle 12, mentre un’ora dopo si terrà la cerimonia della campanella col presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte. Il nuovo governo chiederà la fiducia al Parlamento nella giornata di mercoledì alle ore 10 in Senato, mentre giovedì mattina sarà la volta della Camera.
Stefano Vori