Un passo in avanti verso la realizzazione del progetto di riforma e accentramento del potere voluto dal presidente venezuelano Nicolas Maduro. Anche Luisa Ortega Diaz, che da tempo ha dichiarato battaglia al presidente socialista, ora non è più un problema

Continua senza sosta, in un’unica direzione, la spinta riformatrice di Nicolas Maduro, veloce verso la modifica della Costituzione e l’accentramento del potere.

Dopo l’approvazione della nuova assemblea costituente, non senza polemiche, Maduro ha acquisito ancora più potere e, come aveva promesso, sta facendo fuori “i nemici da schiacciare”.

L’ennesima vittima illustre della folle pulizia istituzionale, dopo il temporaneo arresto di Leopoldo Lopez (tra i principali oppositori del “regime”), posta in essere da Nicolas Maduro dopo la costituente è Luisa Ortega Diaz, la procuratrice generale nominata dal defunto Chavez nel 2007. La Ortega è considerata una delle figure più rilevanti della rivolta contro Maduro, soprattutto perché a capo della magistratura, un potere che può (e dovrebbe) sfuggire al controllo politico, cosa inammissibile per il presidente venezuelano.

Rifiuto questo assedio al ministero pubblico, denuncio questa arbitrarietà di fronte alla comunità nazionale e internazionale” – ha scritto la stessa Ortega su Twitter per denunciare i fatti.

I militari di Maduro avrebbero circondato il palazzo della procura, impedendo a Luisa Ortega Diaz di entrare.

Sono stata spintonata, mi hanno attaccato con gli scudi” – ha poi raccontato la Diaz, chiedendo alla comunità internazionale, buona parte della quale non riconosce l’operato del presidente venezuelano, di intervenire.

Il posto della procuratrice è stato momentaneamente occupato da Tarek William Saab, su proposta di Diosdado Cabello, tra gli uomini più importanti all’interno della cerchia del presidente Maduro, il quale respinge le accuse di linciaggio politico. Tutto sarebbe regolare in quanto avvenuto nel rispetto delle leggi.

La causa della deposizione della procuratrice generale Luisa Ortega Diaz è molto probabilmente l’apertura da parte sua di indagini riguardanti le votazioni della scorsa settimana, con la quale è stata istituita la costituente, come la stessa procuratrice aveva comunicato. Le votazioni non sarebbero state svolte regolarmente (come è possibile verificare dalla divergenza dei dati, circa l’affluenza, comunicati dal governo e dall’opposizione, diametralmente opposti) anzi il risultato, ossia l’approvazione dell’assemblea costituente, sarebbe il frutto di imbrogli.

Intanto, come annunciato precedentemente, la comunità internazionale ha preso posizione rispetto alla questione. I ministri degli esteri del Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay hanno sospeso il Venezuela dal Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale), in quanto sarebbe stata violata la “clausola democratica”, una delle condizioni fondamentali per la permanenza all’interno del mercato dei paesi sud-americani. «La sospensione del Venezuela è stata applicata a seguito delle azioni del governo di Nicolas Maduro e rappresenta un appello per l’avvio di un processo di transizione politica e restaurazione dell’ordine democratico […] La sospensione sarà revocata solo se gli altri membri del gruppo avranno ritenuto che l’ordine democratico sia stato ristabilito pienamente» – fanno sapere i paesi membri con un comunicato.

Anche il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, Luis Almagro condanna la destituzione della procuratrice generale, definendo “l’aggressione” come una “flagrante violazione alla istituzione da parte del regime”. «Un’aggressione contro di lei – ha sottolineato – è un’aggressione contro la democrazia in Venezuela».

Anche i procuratori generali degli altri paesi sud-americani hanno fatto sentire la loro voce: i procuratori nazionali del Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Cile e Perù si sono schierati da parte della loro collega venezuelana, non accettandone la destituzione, considerata illegale.

Intanto la crisi venezuelana si aggrava, la repressione esercitata nei confronti degli oppositori al governo di Maduro sono sempre più sanguinose e la riforma costituzionale potrebbe peggiorare ancora le cose. L’assemblea, che dovrebbe rimanere in carica due anni, ha infatti poteri praticamente illimitati, potendo modificare discrezionalmente tutta la Costituzione, consentendo al presidente venezuelano di dare vita al suo progetto dispotico.

Tutto questo se la comunità internazionale non interverrà con forza per costringere Nicolas Maduro a fare un passo indietro, riportandolo nelle redini di una parvente democrazia, se non, addirittura, togliendolo direttamente dal potere (accettando tutte le conseguenze del caso).

Lorenzo Maria Lucarelli