Dopo l’attesa e lo show per i Grammy Awards 2018 è tempo di parlare de i vincitori. La parte del leone l’ha fatta Bruno Mars, re della serata con sei premi su sei nomination. Ma portano a casa riconoscimenti importanti anche l’immenso Ed Sheeran e l’emergente Alessia Cara. E la vera sorpresa è la star (e imprenditore discografico) Jay-Z. Che torna a casa a mani vuote.
Nella serata-evento dell’assegnazione dei Grammy Awards ci sono stelle che brillano di più e altre meno. E Bruno Mars, con i suoi sei premi vinti a fronte delle altrettante candidature ricevute è la stella che offusca tutte le altre. Lui è il re incontrastato della 60ª edizione dei Grammy Awards, gli Oscar della musica. Porta a casa ben sei statuette a forma di grammofono. Due delle quali davvero “pesanti”: il miglior album con 24K Magic e la miglior canzone per That’s What I Like.
D’altronde era tra i favoriti nei pronostici, bookmaker compresi. E dopo questa edizione sale ufficialmente nell’olimpo, arrivando a quota 11 Grammy in carriera. Dicevamo delle stelle che brillano meno. Come non parlare allora di Jay-Z, artista dalle vendite e dagli ascolti a sei cifre e imprenditore musicale di successo. Il marito di Beyoncè, che dominava le nomination in 8 categorie, è tornato a casa a mani vuote.
Eppure è lui che ci regala la star della serata: sua figlia Blue Ivy. Lei, la primogenita, che conquista i riflettori del Madison Square Garden di New York a soli 6 anni. Lei, scarpe glitterate e viso compunto, che zittisce i genitori con un gesto per un applauso di troppo. Diventerà virale?
Grammy Awards: da Ed Sheeran ai Foo Fighters
Tra i vincitori dei Grammy impossibile non nominare Ed Sheeran, che abbiamo apprezzato anche nell’esibizione alla finalissima di X Factor, e che porta a casa i premi best Pop Vocal Album, con la canzone Divide, e il premio per la migliore performance pop, con Shape Of You. In quest’ultima categoria ha lottato con mostri sacri come Lady Gaga: una competizione dall’esito non scontato.
Altro vincitore “telefonato” il rapper Kendrick Lamar. Per lui cinque “grammofonini”, compreso il miglior album rap con Damn e la miglior canzone rap per Humble. Chris Stapleton ha vinto il premio Best Country Album mentre i Foo Fighters hanno portato a casa il grammofonino per la migliore canzone rock, con Run.
Il Grammy per l’album rock dell’anno è andato a You Want It Darker di Leonard Cohen ed è, purtroppo, un premio alla memoria. Cohen ha fatto appena in tempo a completare il suo 14esimo album, uscito un mese prima della sua morte.
I Grammy premiano il futuro: Alessia cara migliore artista emergente
Va ad Alessia Cara il premio come miglior artista esordiente. Ed è lei l’unica donna premiata della serata. La cantante di Logic. Brava, bravissima. Forse però potevano essercene altre. A leggere i resoconti della serata sembrerà che che le donne siano state comunque protagoniste. Tra le esibizioni e i discorsi legati ai movimenti #Metoo e Time’s up, contro le molestie e per la parità di trattamento sul lavoro, non si parlava d’altro.
Ci sono state la toccante esibizione di Kesha, che con Cindy Lauper e Rihanna, ha cantato Praying. Anche lei sta portando avanti una battaglia legale contro il produttore Dr Luke per molestie. Molte delle star presenti alla serata indossavano una rosa bianca, simbolo della lotta contro gli abusi. Eppure, non so, ho rimpianto la premiazione con Adele che letteralmente non sapeva dove mettere le statuette. O l’anno della “certificazione” del talento e del successo di Lady Gaga.
Perdonatemi la stoccata facilmente etichettabile come femminista, ma credo che anche una maggiore presenza femminile tra i vincitori di premi sia un segnale importante per la parità di genere all’interno dello star business. Oltre e insieme alla lotta contro le molestie. Perché davvero non se ne può più. Tornando ai Grammy, hanno lasciato come sempre una sensazione di scintillio meraviglioso. Sarà perché finalmente sono tornati al Madison Square Garden.
Federica Macchia