Il 22 luglio 1822 è nato Gregor Mendel, lo scienziato naturalista, che ha dato il suo nome alla teoria sull’ereditarietà genetica, oggi conosciuta per i cosiddetti principi di Mendel.
La storia di Gregor Mendel
Gregor Mendel proviene da un paese della Moravia, nell’attuale Repubblica Ceca. In particolare la sua regione è passata alla storia durante l’impero austro-ungarico per gli allevamenti di pecore e lo studio delle tecniche di coltivazione della frutta. Questo ha portato il giovane Mendel a interessarsi della selezione degli alberi da frutta. Mendel ha dedicato la sua istruzione alle scienze naturali, ma a causa di un dissesto economico familiare ha dovuto proseguire i suoi studi in un convento. Infatti Gregor Mendel prende i voti nel 1847 nel convento agostiniano di Brno. Per le sue notevoli doti intellettuali, i superiori del convento l’hanno poi mandato a Vienna per perfezionare gli studi di fisica e scienze.
L’ereditarietà genetica
Nel 1853, Mendel torna nel suo convento originario, dove inizia alcuni esperimenti sulle piante, che sarebbero proseguiti per dieci anni. I risultati ottenuti da questo lungo studio hanno portato Mendel a scoprire i caratteri ereditari. Gran parte di questa scoperta è stata dovuta anche all’utilizzo della scelta casuale del Pisum sativum come pianta per i suoi esperimenti. Questo tipo di pianta ha infatti alcune caratteristiche favorevoli, come le sue numerose varietà, la velocità dello sviluppo e il fatto che non necessiti toppe cure. L’esperimento di Mendel si è basato innanzitutto su una serie di incroci tra due linee pure di Pisum, in cui lo stesso carattere si presentava in modalità diverse. Per esempio in una il colore del seme era verde, mentre nell’altra giallastro. Mendel ha osservato che la prima generazione di piante-figlie aveva solo semi gialli, mentre il colore verde era del tutto scomparso. Incrociando le ultime due piante il carattere verde riappariva per il 25%, mentre i semi gialli per il 75%. Da questo esperimento Mendel ha concluso che i caratteri ereditari non spariscono del tutto con le nuove generazioni, ma si “nascondono” come particelle ereditarie. Il carattere visibile è quello dominante, mentre l’altro è quello recessivo.
Sonia Faseli
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