Il greenwashing di Boris Johnson e ministri potrà bastare a chi di global warming ne sa quanto io ne so di fisica quantistica (leggi: NULLA). Di certo, in ogni caso, non basta alla massima esperta nel settore: Greta Thunberg.

L’uscita della Gran Bretagna dall’UE avrebbe dovuto consentire al paese di fondare la politica agricola e alimentare sul rispetto dell’ambiente. Michael Gove, segretario di gabinetto, ha affermato “Il principale bene pubblico su cui investiremo è il miglioramento ambientale”.

In un tweet dell’attivista svedese Greta Thunberg, però, è spiegato chiaramente che le dichiarazioni dei ministri di Boris Johnson risultano lontane dalla realtà dei fatti. “Il governo del Regno Unito ha annunciato che un pesticida per uccidere le api così velenoso da essere bandito dall’UE potrebbe essere usato in Inghilterra“, scrive Thunberg.

E continua: “ Nuove miniere di carbone e pesticidi… la cosiddetta “rivoluzione industriale green” del Regno Unito comincia benissimo. Davvero molto credibile.

Le “politiche green” di Boris Johnson criticate da Greta Thunberg

George Eustice, segretario per l’alimentazione e l’agricoltura in UK, ha effettivamente concesso agli agricoltori britannici di utilizzare questo pesticida vietato dall’UE. Come confermato dalla BBC, l’autorizzazione ad utilizzare la sostanza per un periodo massimo di 120 giorni è stata richiesta dalla National Farmers’ Union e dalla British Sugar. L’amministratore delegato della quale è Paul Kenward, marito della ministra (conservatrice) dell’Interno. Una relazione che agli ambientalisti sembra tutt’altro che una coincidenza. Nonostante il divieto dell’UE, comunque, è noto che diversi Stati membri abbiano approvato l’uso temporaneo del pesticida in situazioni di emergenza.

Greta Thunberg non è di certo interessata alle questioni politiche, ciò che sta a cuore all’attivista è sottolineare che Boris Johnson non sta prendendo decisioni che tengano in considerazione la problematica del riscaldamento globale. Lo conferma la sua concessione di autorizzazione di uso della nuova miniera di carbone del Paese – da poco inaugurata sulla costa della Cumbria – per 30 anni. Decisione che vanifica il suo impegno\promessa di eliminare le emissioni di carbonio entro il 2050.

Per gli ambientalisti è ovvio che Johnson stia puntando alla ripresa economica del paese post Brexit e pandemia da Covid più che alla lotta al global warming. Ma se questo è davvero l’intento del Governo inglese, forse sarebbe meglio non tentare la strada del greenwashing. Soprattutto quando è facilmente intuibile, come sottolineato da Thunberg, che le belle parole non sono riscontrabili nei fatti.

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