E’ guerra, con pesanti scontri armati, tra Armenia e Azerbaigian nella zona contesa del Nagorno Karabakh. I separatisti armeni della regione autonoma azera del Nagorno Karabakh hanno dichiarato la legge marziale e la “mobilitazione generale”. Nel Nagorno karabakh i combattimenti stanno provocando “molte vittime” civili.
Secondo il governo armeno gli scontri sono iniziati dopo alcuni bombardamenti da parte di forze dell’Azerbaijan che hanno causato morti e feriti e a cui l’esercito armeno avrebbe risposto colpendo a sua volta due elicotteri, tre droni e tre carri armati. Il governo azero ha accusato però l’Armenia di aver iniziato gli scontri e ha parlato di morti e feriti. Nel frattempo, il governo separatista del Nagorno-Karabakh, sostenuto dall’Armenia, ha richiamato i riservisti e annunciato la legge marziale.
Il Nagorno-Karabakh, che si è autoproclamato indipendente negli anni Novanta, è un’area interna e montagnosa dell’Azerbaijan, che è però abitata in maggioranza da armeni ed è quindi sostenuta dall’Armenia. La popolazione del Nagorno-Karabakh è a stragrande maggioranza armena e cristiana, ma fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica il Nagorno-Karabakh era nell’orbita della musulmana Repubblica Socialista Sovietica Azera.
Russia: cessate il fuoco
Intanto la Russia ha fatto appello ad Armenia e Azerbaigian per un “cessate-il-fuoco immediato”. “Facciamo appello alle parti perché facciano cessare immediatamente il fuoco e intavolino negoziati per stabilizzare la situazione”, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Mosca. “Bombardamenti intensi – spiega la nota – sono in corso lungo la linea di contatto” fra le due ex repubbliche sovietiche nella regione autonoma del Nagorno Karabakh.
Appello della Ue
“Le notizie sulle ostilità dalla zona di conflitto del Nagorno-Karabakh destano grave preoccupazione. L’azione militare deve cessare, con urgenza, per evitare un’ulteriore escalation”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in merito ai combattimenti tra Armenia e Azerbaigian. “Un ritorno immediato ai negoziati, senza precondizioni, è l’unica via da seguire”, aggiunge.