Haken al Rock in Roma, ed è subito prog [Live Report]

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Di Arianna

Gli Haken sbarcano a Roma, a ospitarli il celebre festival Rock in Roma, il gruppo che domina la scena progressive metal contemporanea

E’ stata una domenica particolare per il Rock in Roma, ieri 7 luglio. A fare da padrone nella cornice imponente dell’Ippodromo delle Capannelle c’era davvero del buon Rock, o sicuramente uno dei generi che più avrebbe diritto a calcare quel palco. Dopo le innumerevoli polemiche volte al grande festival romano che ogni anno porta numerosi nomi della scena nostrana e internazionali, sì, “accusato” di essere stato troppe volte più che un Rock in Roma un Indie/Trap in Roma, adesso, con la serata di ieri, proprio non sarebbe possibile recriminargli niente.

Arrivano a Roma gli Haken, una delle band progressive metal più apprezzate e seguite nel panorama internazionale. Ma, ahimé, (molto) meno seguita dal pubblico più “mainstream” del festival. Riservato al gruppo inglese prog un palco più piccolo, all’entrata dell’Ippodromo, sicuramente i presenti si sono sentiti parte di un grande evento, ieri sera. Raccolti, molti davanti al palco tra il parterre, alcuni seduti sugli spalti, come se fossimo in un piccolo anfiteatro. Un anfiteatro in cui a regnare c’era una band che possiamo definire una delle band più influenti e innovative del genere progressive contemporaneo.

Haken, fonte: sito ufficiale della band
Haken, fonte: sito ufficiale della band

Gli Haken, in attività dai una decina di anni, hanno ben capito come fare prog e come farlo per bene, diversificandosi dagli altri, nel modo giusto, nel modo in cui è possibile ascoltarli per quasi due ore di live e poter dire “Beh, questa sì che è roba seria”. La band britannica, capitanata da un energico Ross Jennings, hanno esordito nel 2010 con l’album Aquarius, e poi nel 2011 con Visions, The Mountain nel 2013 e Affinity nel 2016. Ed è con Vector che tornano quest’anno e ci regalano questo nuovo tour, con un eclettico logo anni 80 che ha un sapore di retrogaming vintage.

E infatti gli Haken non deludono neanche stavolta. Spontanei, energici, eclettici, senza fronzoli. Si differenziano dagli altri proprio per essere diversi, innovatori e creativi. Esoterici e affascinanti, il live degli Haken a Capannelle potrebbe essere un po’ un film alla Kubric (come ci suggerisce l’intro di apertura del concerto, in cui entra in scena la colonna sonora di Arancia Meccanica riarrangiata con qualche intermezzo elettronico).

Una scaletta che mette d’accordo tutti i fan di vecchia data, quelli nuovi, quelli per caso. Si comincia con Vector, il nuovo album della band: Clear e The Good Doctor, in cui si tocca con mano e si assapora in pieno la bravura e la tecnicità della band. Impeccabili, forti, e esplosivi. Dal talentuosissimo vocalist Ross Jennings che si muove da un lato all’altro del palco come una mina vagante, lasciando però, nei momenti solo strumentali spazio alla sua imponente band: il fortissimo tastierista, Diego Tejer con i suoi assoli in keytar, Richard Henschall e Charlie Griffiths alle chitarre, Conner Green al basso e il batterista Ray Hearne. Ma la scaletta prevede anche meravigliosi salti nel passato come In Memoriam, 1985, fino ad arrivare a Cockroach King, la più teatrale, lunghissima intervallata da tastiere spettacolari e cori, per cui il pubblico sicuramente canta a squarciagola sapendo che la serata, purtroppo, volgerà al termine.

E purtroppo, come tutte le cose che ci piacciono, prima o poi finiscono, ma se il Rock in Roma decidesse di offrirci più spesso opportunità del genere, forse, noi amanti del rock a Roma, non potremmo essere più felici?