Halloween, l’horror nella letteratura

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Di Federica De Candia

Una festa risalente alla notte dei tempi. Non una trovata americana. Halloween, secondo l’antico calendario celtico, deriva dalla festa di Samhain, che significa “fine dell’estate”. Con cui si celebrava l’anno nuovo, che incominciava il 31 ottobre. Pagine d’inchiostro hanno decantato Halloween. Nella letteratura troviamo tutte le tracce di personaggi horror, ancestrali e misteriosi.

Halloween in letteratura, non facciamoci trovare impreparati

Halloween nella letteratura, foto da Ecomunità
Halloween nella letteratura, foto da Ecomunità

La prima attestazione scritta, è “Halhalon”: parola di origine scozzese risalente al 1556. Abbreviazione di “All Hallows’ Eve” che significa “Notte di tutti gli spiriti sacri”, cioè la vigilia di Ognissanti. Già festeggiata in Inghilterra il 1 novembre, la Chiesa cattolica istituì la festa Ognissanti alla stessa data, per creare una continuità col passato. E fu Shakespeare il capostipite, a portare Halloween in letteratura nel 1603, con la suddetta frase arcaica «All-hallond eve», nella commedia “Measure for Measure“. Titolo tratto dal Vangelo secondo Matteo: perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Nel dramma dove molto è spettrale, assistiamo alla testa di Claudio per la verginità della sua amante, e avvicendarsi prostitute, assassini, suore, frati e magnacci. Claudio, che rischia la prigione per aver ingravidato la sua amante prima del matrimonio, dice in una battuta: Io spero di vivere, ma a morire sono preparato”. Ma la frase, che sembra esser ‘rubata’ dalla leggenda di “Jack-o’-Lantern”(spiegata più avanti), è pronunciata da Isabella: “Mi chiedete di cercare la mia redenzione dalle mani del demonio.

Sempre Shakespeare in “The Two Gentlemen of Verona” (1593), si riferisce ad Halloween, quando il personaggio Speed, accusa il suo maestro di “lagnarsi come un mendicante a Hallowmas”. In riferimento alla pratica tardomedievale dell’elemosina, quando la gente povera in Irlanda e Gran Bretagna, andava di porta in porta nel giorno di Ognissanti, e riceveva cibo in cambio di preghiere per i loro morti. Il poeta scozzese John Mayne, ha scritto il poema “What fearfu’ pranks ensue!“, nel 1780. Ed è Il primo a far riferimento all’usanza di fare scherzi (Trick or treat, «dolcetto o scherzetto»). Robert Burns, nel 1785, nella poesia “Halloween“, descrive la festività come «una notte in cui streghe, diavoli e altri esseri malvagi se ne vanno in giro per le loro funeste commissioni di mezzanotte».

La lanterna fenomeno di Halloween nasce dalla rapa

Halloween ha il simbolo principale nella zucca intagliata e svuotata. Questa pratica risale alla tradizione di intagliare rape per farne lanterne, con cui ricordare le anime del Purgatorio. La rapa viene usata tradizionalmente in Irlanda e Scozia, ma quando questi popoli emigrano in Nord America, esseneo le rape americane troppo piccole, iniziano a sostituirle con la zucca. Nella tradizione americana si intagliano zucche fin dal 1837. La zucca veniva chiamata “Jack-o’-Lantern”. Da una leggenda irlandese che narra di un fabbro di nome Jack, che una sera al pub incontra il diavolo. Per un patto con questo, a Jack si promette di scampare alla dannazione eterna. Ma Jack, quando muore, fu rifiutato dal Paradiso, a causa dei numerosi peccati, e cacciato anche dall’Inferno, dove il diavolo gli ricorda il patto. A causa del freddo e del buio, e per la ricerca della strada di casa, questo gli tirò un tizzone ardente, che Jack posizionò all’interno di una rapa intagliata che aveva con sé.  

Riferimenti a Jack-o’-Lantern ci sono in “The Legend of Sleepy Hollow” (1820), racconto dello scrittore statunitense Washington Irving, raccolto nell’antologia “The Sketch Book of Geoffrey Crayon, Gent“. Il protagonista, Ichabod Crane, invitato alla festa della donna che amava, per Ognissanti, ascolta dei racconti paurosi, tra cui la leggenda del “cavaliere senza testa”. Al suo ritorno a casa, si ritrova inseguito dal cavaliere decapitato, che lo colpisce al capo con la sua testa. E al mattino, i soccorritori trovano solo il berretto di Crane e una zucca, presumibilmente la “testa” del cavaliere.

Frankenstein e Dracula, non i soliti mostri di Halloween

Nell’800 si scrivono opere letterarie gotiche e horror. Come “Dottor Frankenstein” (1818), di Mary Shelley (moglie del poeta Shelley). Romanzo che ha ricevuto molte trasposizioni cinematografiche. Il giovane medico Frankenstein, sottrae a vari cadaveri parti del corpo per creare una creatura mostruosa, a cui infonde la vita. Il mostro generato è buono e mite, ma quando si accorge di provocare disgusto negli altri, si trasforma in un assassino. “The Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde (1886), di Robert Louis Stevenson, narra dello sdoppiamento di personalità, con un potente fattore allegorico della natura umana divisa tra il bene e il male. Per rifare il costume, basterà truccare solo mezza faccia con le fattezze di mr Hyde.

Dracula“, romanzo epistolare del 1897 di Bram Stoker, ispirato a Vlad III principe di Valacchia, è scritto in forma di diario, e riprende il mito del vampiro creato nel 1819 da John William Polidori, in “The Vampyre“. Tratto dall’introduzione: “Tutti bramavano di vederlo, e coloro che assuefatti a violenti emozioni sentiansi oppressi dal peso della noja, si compiacevano di ritrovare in lui un oggetto capace d’impegnare la loro attenzione. Ad onta della tinta cadaverica delle sue sembianze che mai non assumevano un colore più animato né dal rossore della modestia, né dalle fiamme dell’amore, pure la sua fisionomia era bella, e molte rinomate galanti s’argomentavano di vincere la sua indifferenza, e meritarsi almeno qualche indizio di ciò che ch’esse chiamano sentimento...”. Il suo costume è per antonomasia, il vestito vittoriano e mantello, o semplicemente abito nero affidandosi al trucco con dentiera a canini lunghi.

La letteratura horror del 900, quale fa più paura?

Aprono le porte del regno della paura, degli abissi del macabro, della follia, in un viaggio oltre le soglie della ragione umana, “I racconti dell’incubo e del terrore” di Edgar Allan Poe, padre dei poeti maledetti. Considerato ‘Feticcio di autori di tutto il mondo’, forse per leggenda tutta da verificare, che fosse un oppiomane, oltre che alcolista. Nel suo romanzo, i racconti più terrificanti sono: “Il crollo della casa degli Usher”, “William Wilson”, “Il pozzo e il pendolo”, “La maschera della morte rossa”, “Il cuore rivelatore” e “Il gatto nero“. E una delle sue poesie, “Il corvo“, ha avuto grande influenza su Charles Baudelaire, Paul Verlaine e persino Giovanni Pascoli. Nella letteratura del 900, tante sono le citazioni ad Halloween. Agatha Christie utilizza il termine in “Poirot e la strage degli innocenti (Halloween Party)” (1969). Il romanzo detiene il primato del maggior numero di vittime minorenni.

Anche Dickens e Guy de Maupassant, trattano temi attinenti alla festa, con i fantasmi de “Il segnalatore” il primo, e l’altro con gli incubi de “L’Horla“. Dino Buzzati, in “Eppure battono alla porta“: “C’è qualcuno che batte alla porta (…) Chi volete che sia? (…) Non c’è nessuno, naturalmente, oramai. Pure battono alla porta, questo è positivo. Un messaggero forse, uno spirito, un’anima, venuta ad avvertire. E’ una casa di signori questa. Ci usano dei riguardi, alle volte, quelli dell’altro mondo”. E il re dell’horror Stephen King, fa riferimento ad Halloween in “The Dome” (2009). Anche se non sembra amare particolarmente le visite di mostriciattoli del 31 Ottobre, perché ha scritto sul suo sito: «Non venite a casa mia ad Halloween!».

Federica De Candia

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