Domenica scorsa, dopo aver vinto il GP di Toscana, Lewis Hamilton è salito sul podio con una t-shirt nera anti-razzismo, con delle scritte bianche, che evidenziavano la brutalità della polizia USA.
Hamilton anti-razzismo – La maglietta per Breonna Taylor
Lewis Hamilton è uno dei nomi più noti nel mondo del motorsport, e non solo, il miglior pilota nella storia di questa Formula 1 moderna. L’automobilismo è uno sport tipicamente dominato dai bianchi, quindi il successo di Hamilton è sicuramente storico per una moltitudine di ragioni. Con le proteste per l’ingiustizia razziale che si svolgono in tutto il mondo, Hamilton si è unito e ha sostenuto il movimento Black Lives Matter.
Prima e dopo il Gran Premio di Toscana di domenica scorsa, Hamilton ha indossato una maglietta con la scritta: “Arrestare i poliziotti che ha ucciso Breonna Taylor”. Sul retro della maglietta invece c’era una foto di Breonna e la scritta: “Dì il suo nome”. Breonna Taylor era una donna di colore, di 26 anni, uccisa da tre agenti della polizia locale nel corso di una perquisizione nella sua casa di Louisville, nel Kentucky, il 13 marzo 2020.
Secondo le ultime indiscrezioni Hamilton potrebbe aver infranto le regole indossando quella maglietta con quelle scritte sul podio del GP di Toscana. Un portavoce della FIA ha affermato alla BBC che la questione era “sotto attiva considerazione” poiché la FIA è un organo di governo non politico.
Hamilton anti-razzismo – Black Lives Matter
La F1 e la FIA, prima dell’inizio della stagione 2020, si sono unite per creare una campagna contro il razzismo, che include le dimostrazioni contro il razzismo prima di ogni gara. FIA e F1 hanno lavorato con Hamilton, l’unico pilota di colore in F1, al suo programma contro il razzismo. Anche il capo della Mercedes Toto Wolff ha dichiarato che il team continuerà a supportare Hamilton nel sottolineare l’ingiustizia razziale.
L’unico riferimento alla politica nello statuto è l’obbligo per la FIA di: “astenersi dal manifestare discriminazioni a causa di razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, origine etnica o sociale, lingua, religione, opinione filosofica o politica, situazione familiare o disabilità nello svolgimento delle proprie attività“. Il codice sportivo, inoltre, vieta ai piloti di: “apporre sulle loro automobili, pubblicità di natura politica o religiosa o che rechi pregiudizio agli interessi della FIA“.
Il pensiero di Metropolitan
Black Lives Matter è un movimento nato negli Usa impegnato nella lotta contro la discriminazione razziale e gli abusi da parte della polizia nei confronti dei cittadini appartenenti alla comunità afroamericana. Lewis Hamilton ne è sostenitore e in accordo con FIA e F1 l’inglese sta portando avanti la lotta contro la discriminazione razziale anche nel circus, essendo lui l’unico pilota di colore nella storia della F1. E’ bello ed interessante vedere prima dell’inizio della gara, Hamilton e il resto dei piloti, in griglia con le magliette con su scritto: Black Lives Matter oppure End Racism. E’ un modo per sensibilizzare l’essere umano a non ignorare i problemi che affliggono il nostro mondo.
Campagna mai più giusta quella che Hamilton sta sostenendo. La vicenda del podio di domenica ha diviso “il pubblico” in due, da un lato le persone che sostenevano Lewis, dall’altro chi non ha trovato giusto che Lewis avesse indossato quella maglietta sul podio. La verità e la ragione di solito si trova sempre nel mezzo. Tralasciando il giusto messaggio che voleva trasmettere Lewis al mondo, forse la modalità e quindi l’aver indossato quella maglietta sul podio non è andata giù alla FIA.
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Mara Romano