Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che con la sua opera ha dato un impulso importante al risveglio del movimento femminista. La donna è Helen Lewis e questo è il suo pensiero:
“Penso di aver scritto questo libro quando mi sentivo piuttosto depressa riguardo allo stato del femminismo e per ricordare a me stessa che il femminismo ha un ruolo enorme per quanto riguarda il voto delle donne, il loro posto all’interno dell’università, nell’avvocatura, nella Politica”.
Quello di cui parla Helen Lewis in un’intervista rilasciata a Fanpage, a proposito di “Donne difficili. Storia del femminismo in 11 battaglie,” è il femminismo della quarta ondata che per lei è in fase di stallo e dilaniato dalle polemiche. Un movimento attualmente scontratosi con la nuova politica nazionalista e conservatrice che ha portato in diversi paesi alla fine di diritti ottenuti dopo anni di battaglie come, ad esempio, quello dell‘aborto. Ecco perchè è diventata necessaria un rilettura, non in chiave edulcorata, di figure femminili che hanno segnato il movimento femminista nel corso degli anni per capire come si è arrivati al femminismo moderno e come muoversi in futuro.
Helen Lewis, le donne difficili del femminismo
Le donne difficili di cui Helen Lewis parla in “Donne difficili. Storia del femminismo in 11 battaglie,” sono personalità che, spiega la scrittice, non “hanno bisogno di piacere alle persone, hanno dei principi e se c’è qualcuno che non è d’accordo con quello che pensano, loro mettono quei principi al di sopra del bisogno di piacere a quelle persone”. Non sono eroine glamour ma persone anche meno conosciute che hanno contribuito per il mondo femminile anglosassone alla conquista di diritti importanti, ad esempio, nel campo del lavoro, del divorzio e della contraccezione. Per far questo si sono poste contro il perbenismo di un sistema gigantesco compiendo anche scelte contraddittorie
Tra le donne citate nel libro, spiega la Lewis in un’intervista a Io donna, ci sono infatti, ad esempio “Erin Pizzey che nel 1971 aprì in Inghilterra il primo rifugio per vittime della violenza domestica e che ora è paladina del movimento che difende la superiorità maschile, l’Mra. E Mary Stope, che nel 1921 aprì a Londra la prima clinica per il controllo delle nascite ma che legò sempre questa sua battaglia al sostegno delle teorie eugenetiche, per cui i figli dovevano farli i benestanti e le persone sane”.
La forza di quelle scelte, talvolta violente, ha segnato la loro rilevanza nella storia. La Lewis cita, ad esempio, senza mezzi termini di alcune suffragette parlando di persone non “beneducate”, ma “molto ben focalizzate su quello che volevano e la loro violenza aveva una chiara strategia dietro di sé. Finché fossero rimaste educate e controllabili avrebbero potuto marciare quanto volevano, ma nessuno le avrebbe davvero ascoltate e non avrebbero ottenuto il voto. L’essere incontrollabili e usare la rabbia canalizzandola per scopi politici costrinse gli uomini ad occuparsi di loro”.
Il femminismo e i social
Per la Lewis per essere donne difficili oggi ci vuole coraggio. Un elemento su cui hanno dato il loro contributo anche i social. Essi hanno favorito, spiega la Lewis su Fanpage, il “Consciousness-raising, ovvero l’idea che le donne debbano parlare delle proprie esperienze. Questa è senza dubbio una delle cose belle del femminismo su internet, la possibilità di vedere altre donne raccontare le proprie esperienze e consentire agli uomini di vedere che a volte le loro esperienze sono completamente diverse da quelle delle donne.” Gli uomini infatti non hanno idea di cosa siano il catcalling e le molestie per strada e quindi, conclude la Lewis, “Internet è stato molto utile per quella parte del femminismo”.
Stefano Delle Cave
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