Herman Melville, nato il 1° agosto 1819, è considerato il più grande scrittore dell’Ottocento grazie al suo capolavoro Moby Dick.
La vita di Herman Melville
Membro di una famiglia appartenente alla buona borghesia, trascorre l’infanzia tra studi e agiatezza, fino all’età di undici anni.
Il padre, commerciante, è costretto a dichiarare la bancarotta e a trasferirsi da New York ad Albany, sul fiume Hudson.
Le infinite preoccupazioni e, soprattutto, un incidente in carrozza, portano il padre a una profonda crisi nervosa. Una malattia che divenne mortale.
Orfano di padre, Melville si ritrova improvvisamente povero e, come molti altri ragazzi della sua età, si mette a lavorare.
All’età di vent’anni raggiunge New York, sente parlare di queste navi mercantili che necessitano sempre di nuovi marinai. Inizia così la sua fase di viaggi nell’Oceano Pacifico, a bordo di queste baleniere.
Noi non possiamo vivere soltanto per noi stessi. Le nostre vite sono connesse da un migliaio di fili invisibili, e lungo queste fibre sensibili, corrono le nostre azioni come cause e ritornano a noi come risultati.
Grazie a queste avventure, cominciò a scrivere pubblicando ben sette romanzi in sette anni. Il primo fu Typee (1846), senza dimenticare Omoo (1847) e Giacchetta bianca (1850), ben accolti dal pubblico.
Ma il suo più grande capolavoro fu indubbiamente Moby Dick (1851), un’opera che racchiude in sé il romanzo d’avventura, antropologia e filosofia, attraverso la scrittura in prosa e teatrale.
Quello che oggi è uno dei romanzo più studiati, in realtà inizialmente non ebbe il successo sperato. Ignorato tanto dal pubblico quanto dalla critica, portò il suo autore all’inesorabile oblio.
Le opere successive, infatti, non hanno più successo di Moby Dick, come Bartleby lo scrivano, una creazione che per i mondo dell’Ottocento era troppo lontana dal quotidiano.
Morì a New York il 28 settembre 1891, dopo aver da poco concluso il suo ultimo breve romanzo Billy Budd.
Serena Votano