L’abolizione della schiavitù negli USA arriverà solo da lì a una trentina d’anni, ma non si può dire, tutto considerato, che Hiram Rhodes Revels se la passi così male. Nasce libero, innanzitutto.
Figlio di un pastore battista afroamericano e di una donna di discendenza scozzese e dei nativi croatan, in futuro Revels ricorderà sempre l’immensa fortuna di arrivare da una famiglia che è sempre stata libera. “Da ciò che ho potuto ricostruire dei miei antentati, siamo sempre stati liberi”.
Hiram Rhodes Revels: libero ma non troppo
Ma Fayetteville, North Carolina, non è esattamente il posto migliore in cui formarsi. Con un’economia costruita sulla legalizzazione della schiavitù e la conseguente produzione di tabacco e cotone, è una società in tutto e per tutto modellata intorno alla segregazione razziale e al suo mantenimento. Gli afroamericani, anche se liberi, si vedono negato il diritto allo studio: alla prima formazione di Hiram ci pensa quindi privatamente un’altra afroamericana libera, mentre lui inizia a lavorare presso una bottega di barbieri a Lincolnton.
Il ragazzo è sveglio e il ruolo comunitario dell’esempio paterno molto potente. Nessuno vuole che perda la possibilità di approfondire gli studi, quindi nel 1844 si sposta più a nord, prima In Indiana e poi in Ohio, stati saldamente unionisti. Nel 1845 ottiene l’ordine di reverendo dalla African American Metodist Church e inizia ad esercitare a Richmond, Indiana. Prende ciclicamente la rotta degli stati centrali per portare la buona novella: Illinois, Kansas, Tennesee e Kentucky. Nel 1853 decide di stabilirsi in Missouri, nonostante una legge dello stato non permetta ai neri liberi di vivere all’interno dei confini statali, per il rischio che il loro esempio possa convincere alla ribellione gli afroamericani regolarmente schiavizzati.
La via battista e la Guerra Civile
”Me la sono cavata spiegando ai padroni che non avevo alcun intenzione di sobillare idee di rivolta, ma sono comunicare le parole del Vangelo” ricordò a proposito Revels. Precauzione che non sono sufficienti: solo un anno dopo finisce dietro le sbarre per essere stato troppo a contatto con gli schiavi. Una volta rilasciato si sposta in Maryland. Cura insieme al fratello Willis, anch’egli pastore battista, la locale chiesa presbiteriana e, mentre collabora all’istruzione locale, nel giro di due anni riesce anche a partecipare ad alcun lezioni del Knox College, in Illinois. Sarà tra i primissimi afroamericani a raggiungere una qualche forma di istruzione universitaria negli interi Stati Uniti. Da lì a breve scoppia la Guerra Civile e Revels si rende subito disponibile come cappellano militare, e nel 1862, con la concessione dell’Unione agli afroamericani di partecipare alle battaglie, riesce a raccogliere abbastanza persone per la costituzione di due interi reggimenti.
Finita la guerra, torna alla sua attività religiosa in Mississippi e contribuisce alla costruzione di diverse scuole riservate agli schiavi liberati. Uomo di fede votato alla pratica quotidiana ed immanente, non ha mai dimostrato particolare interesse per la politica, né ha mai manifestato particolari attitudini oratorie. Ma la Ricostruzione è in pieno svolgimento e il Partito Repubblicano ha bisogno di una figura come la sua. Perno afroamericano della comunità, punto di riferimento della forte corrente battista e figura pubblica intonsa. Il partito lo avvicina in virtù del suo lavoro in ambito educativo, ma le sue riserve sono molte. Su tutte il timore di frizioni razziali e che il nuovo impiego possa togliere tempo ed energie al suo ruolo di pastore della comunità.
Il Partito Repubblicano
Accetta comunque e i risultati non tardano ad arrivare. Una vita dedita al confronto più che allo scontro e alla ricerca di un bene tutt’altro che particolare, la sua nuova dimensione politica convince tutti. Nel 1868 è eletto consigliere comunale anziano di Natchez e l’anno dopo, sostenuto e incoraggiato dall’amico e futuro deputato John Roy Lynch, si candida per un posto al Senato del Mississippi come rappresentante della contea di Adams. Ci sono due posti vacanti al Senato degli Stati Uniti, liberati rispettivamente nel 1865 e dal 1863 dal democratico Albert Brown e dal quello che sarebbe diventato il presidente confederato, Jefferson Davis. Nel 1870 la nuova legislatura del Mississippi spinge perché venga eletto un rappresentante afroamericano.
I Democratici, allora minoranza, non oppongono alcun veto: sono convinti che l’elezione di un afroamericano possa facilmente rivelarsi un boomerang per i Repubblicani. “Mi trovo al centro di una situazione molto complessa ed eccitante” scrive in confidenza ad un amico. “Sto davvero mettendo tutto me stesso nella politica, proprio come ho sempre fatto con le cose a cui mi sono dedicato. Il mio scopo principale è quello di far diventare il Mississippi un luogo di equità sociale, giuridica e politica”. Qui le posizioni degli storici divergono. Ma lui è di certo uno tra i 34 o 40 afroamericani candidati a ruoli nel Senato tra i 150 rappresentati complessivi degli stati. Fino al 1913, l’elezione dei senatori non è diretta, ma arrivano al seggio per elezione dai rappresentati del parlamento statale.
Non abbastanza americano
Dopo tre giorni e sette votazioni, il 20 febbraio 1870 Revels è eletto per il Senato. Immediatamente, le frange più conservatrici del partito democratico contestano la sua elezione. I senatori Davis e Saulsbury sostengono che l’elezione vada ritenuta nulla e Revels ineleggibile perchè l’uomo è cittadino americano da soli due anni. In quanto afroamericano il suo diritto di cittadinanza è stato riconosciuto solo due anni prima, con il XIV Emendamento del 1868. Ma per venire eletti al Senato sono necessari nove anni di cittadinanza. I repubblicani contestano che la legge vada applicata solo agli afroamericani di puro sangue africano, il che esclude Revels dalla questione, essendo di origine mista.
Dopo cinque giorni di dibattito, passa la tesi repubblicana e con 48 voti a favore e 8 contro Hiram Rhodes Revels diventa il primo senatore afroamericano degli Stati Uniti d’America.
Andrea Avvenengo
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