Non mancano le polemiche nel mondo dell’hockey inline, se la serie A è alle porte, le altre categorie attendono al palo. Ma la colpa di chi è?

La polemica è l’unica cosa che più è sterile più si riproduce”

Un vecchio modo di dire recita proprio così, dovremmo ricordarcelo tutti ogni volta che ci buttiamo a capofitto in un discussione solo perché ci sentiamo in diritto di dire la nostra. Questo non vuol dire che dobbiamo esimerci dall’esporre il nostro pensiero, ma troppo spesso, purtroppo per indole umana, siamo attratti dalla polemica e dalle negatività.

Siamo ormai nel mese di ottobre, periodo in cui tutti noi, tra appassionati e partecipanti, siamo abituati a parlare di hockey giocato, vediamo iniziare le prime manifestazioni e attendiamo scalpitanti l’inizio imminente delle altre. D’altronde, i tornei estivi dovrebbero essere un lontano ricordo, ci si dovrebbe concentrare sulla stagione agonisitica, sentire quell’adrenalina che ci spinge anno dopo anno a rimetterci l’attrezzatura lanciandoci in un’altra avventura.

La riapertura delle iscrizioni

Sfortunatamente non è così. Ad oggi solo l’élite dell’hockey italiano, la Serie A, ha un quadro ben definito della propria stagione. Le altre categorie, B-C e femminile, sono ancora ferme in uno stato criogenico in attesa di una risoluzione. Alla data di scadenza delle iscrizioni infatti sono state poche le formazioni che fanno regolarizzato ufficialmente la loro partecipazione ai rispettivi campionati. Una condizione preoccupante in quale volge il nostro sport al quale la Federazione, dopo averci pensato un po’ su, ha deciso di correre ai ripari riaprendo le iscrizioni. Sicuramente una cura paliativa, non definitiva, ma comunque un’azione che intanto garantirebbe non solo l’avvio delle attività, ma la restituzione di un numero degno di partecipanti ai campionati.

Il risultato, nonostante le lamentele da parte del movimento è stato più che positivo in quanto nella serie B si sono fatte avanti altre tre società che potrebbero aggiungersi alle sei già iscritte, mentre in serie C alle 20 se ne potrebbero aggiungere altre due. Così a primo colpo d’occhio potrebbero sembrare numeri esigui, ma in un momento come questo ogni singola squadra interessata andrebbe presa in considerazione se davvero si vuol parlare di bene del movimento.

La polemica continua dell’hockey inline

Già, perché il nostro sport sembra essere diventato più un “bar sport” che un movimento sportivo. Si parla in molti, si punta sempre il dito verso qualcuno o si è sempre alla ricerca di un responsabile da incolpare. Una caccia all’uomo che non sta portano a nulla, anzi non fa altro che alimentare polemiche su polemiche. Eppure le stesse persone sono quelle che parlano di crescita e sviluppo, di bene collettivo ma senza essere propositivi, senza fare proposte o consigli costruttivi. Non passa giorno nel quale non si polemizzi su qualcosa: le decisioni federali sono diventate ormai un bersagli continuo e ci cerca sempre e solo la malafede.

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Infatti, accade anche che in un movimento che parla di sviluppo, di aumento di partecipanti, si stia ancora pensando di accettare o meno delle formazioni che hanno avanzato richiesta di partecipazione. Addirittura a quanto sappiamo sono state alcune formazioni di serie B a chiedere alla Federazione di non ammetterle. Questa è crescita, è sviluppo? No, non credo. Gli stessi che poi provano a fare scuola su come far crescere il nostro sport. Apprendere che sono le stesse società a non volere aprire le porte ad altre partecipanti ci lascia davvero perplessi e ci fa capire che in fondo in fondo la colpa di molte problematiche è da imputare a tutti noi e non solo a pochi. Si parla di collettivo, ma in fin dei conti è l’interesse personale che interessa.

Alla ricerca del buonsenso nell’hockey inline

Nessuno sta dicendo, neanche provandolo a leggerlo tra le righe, che tutta questa situazione sia positiva, anzi capiamo lo stato di malumore di chi era pronto ed ora attende. Ci rendiamo contro che arrivare ad ottobre senza sapere quando si giocherà la prima gara stagionale è un enorme problema che si ripercuote su tutta la programmazione societaria, ma dato che siamo arrivati a questo punto, non sarebbe meglio iniziare con un numero di squadre che possa rendere il più credibile possibile un campionato? Oppure vogliamo continuare a lamentarci perché il movimento è in calo e che tutti ne facciamo le spese, ma successivamente ci lamentiamo che ad ottobre non si possono accettare altre squadre ed è meglio stare così?

Al momento siamo in attesa del consiglio federale che si terrà oggi e della riunione con le società di serie B di domani per sapere cosa si deciderà in merito a tutto ciò. Una cosa è certa: se le squadre si riproducessero come le polemiche, allora avremo un’attività florida e ricca di partecipanti.