Che Hollywood abbia un problema con le donne non è una novità: l’industria cinematografica più potente e famosa del mondo non è mai stata un esempio di inclusione e integrazione, da qualsiasi punto la si guardi. Nonostante si gridi a una deriva del politicamente corretto, la verità è ben altra e ne è un esempio l’ultima decisione di Apple TV+ in merito al casting di Emmy Rossum per la serie The Crowded Room. L’attrice, 35 anni, è stata scelta per interpretare la madre di Tom Holland, che di anni ne ha 25.
Hollywood detesta le attrici poiché, a un certo punto della loro vita, invecchiano. Per un’industria miliardaria che fin dagli albori ha puntato su un’immagine fortemente costruita e fintamente perfetta delle dive, l’invecchiamento femminile è un gran problema. Non maschile, attenzione, perché si sa che un uomo che invecchia è come il vino, specialmente se abbiamo esempi che lo attestano come Sean Connery, Pierce Brosnan o Alain Delon.
Un’attrice che invecchia, invece, non solo distrugge quell’aura di irraggiungibile perfezione finemente costruita, ma perché non è più collocabile sul mercato. Inizia così la rincorsa sfiancante ai ritocchi estetici e alle sessioni quotidiane di allenamento, mentre da fuori i media commentano con attenzione feticistica il disfacimento di un corpo che mostra che sì, finalmente, anche loro sono come noi.
Dove la metti un’attrice che non è né giovanissima né decrepita? Che posto ha nel cinema? Che ruolo le si può dare? Con una carriera femminile che spesso si arresta attorno ai 50 anni, viene da chiedersi quali siano le priorità di Hollywood: se le attrici che invecchiano o una politica escludente che sta venendo sempre più smascherata e denunciata e a cui nessuno è più disposto a obbedire.
Chiara Cozzi
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