È il 1907 quando l’industria cinematografica statunitense comincia a trasferirsi dalla East alla West Coast, precisamente a Los Angeles, sulle cui colline sorgerà quella che già dal 1920 sarà l’industria cinematografica più importante del mondo: Hollywood.
Dopo 100 anni, Ryan Murphy abbandona i set orrorifici in cui ha ambientato American Horror Story e ci regala, appunto, Hollywood. La miniserie, dal 1° maggio su Netflix, è ambientata nella Golden Age hollywoodiana, ovvero il periodo compreso tra gli anni ’30 e la fine dei ’50. Un’epoca d’oro non a caso, che ha partorito star e film mai dimenticati.
Hollywood: non è tutto oro quel che luccica
![Una scena di "Hollywood" - immagine web](http://i0.wp.com/metropolitanmagazine.it/wp-content/uploads/2020/05/Hollywood-950x684-1.jpg)
La prima cosa che balza all’occhio, quando guardiamo Hollywood, è l’estrema cura dei dettagli: costumi e scenografie sono stati pensati e studiati in ogni millimetro. L’immersione nel periodo d’oro hollywoodiano è totale, grazie anche ai dialoghi dal veloce ritmo che ricordano quelli creati per la screwball comedy. Il genere nacque proprio durante quel periodo e si contraddistingue per uno scambio velocissimo di battute tra i personaggi.
Ma Hollywood non è solo tecnica: Ryan Murphy è infatti riuscito a riportare sul piccolo schermo i sogni e le ambizioni di chi il cinema lo amava talmente tanto da volerne fare a tutti i costi una professione. Anche se questo voleva dire essere messi in discussione, per via del proprio orientamento sessuale o delle proprie origini.
Entriamo dunque nel vivo di Hollywood, analizzando la struttura della serie, partendo dal nucleo: Peg Entwistle, un’aspirante attrice che a 24 anni, nel 1932 si tolse la vita dopo aver scalato la scritta di Hollywood ed essersi lanciata dalla H. E proprio la scalata alla celebre scritta apre la serie: la sigla vede infatti i protagonisti arrampicarsi e raggiungere la vetta, da cui osservano Los Angeles.
Ma la storia di Peg non si esaurisce qui: sarà proprio la sua sfortunata storia che spingerà i protagonisti, molto spesso degli outcast a causa del colore della pelle e dell’orientamento sessuale, a entrare prepotentemente in un modo che vorrebbe tagliarli fuori.
Hollywoodland, Dreamland
![Una scena di "Hollywood" - immagine web](http://i0.wp.com/metropolitanmagazine.it/wp-content/uploads/2020/05/HollywoodNetflix-1024x683.jpg)
Ma Hollywood è il luogo in cui tutti i sogni si avverano, anche se il mondo sembra remarci contro. La serie mostra la costanza, la determinazione e la passione con cui i protagonisti fanno quel che amano, l’irruenza con cui si ritagliano un posto in quel mondo solo all’apparenza patinato. Un mondo infatti in cui la corruzione, le discriminazioni e i ricatti regnano sovrani, ma dove riesce ad emergere solo chi ci crede davvero e chi si batte contro tutto e tutti per ottenere il riconoscimento che merita.
Donando una seconda vita a Peg, i protagonisti di Hollywood scalano per lei quella scritta da cui la ragazza non era riuscita ad ammirare la vista, guardando soltanto il vuoto e il terreno sotto di lei. E la scalata di Hollywood vede soltanto una cosa, una volta arrivati in cima, il massimo riconoscimento per un lavoratore del cinema: il Premio Oscar.
Sfidando i pregiudizi e le ingiustizie degli uomini, i personaggi riescono a mostrare un mondo che invece è pronto ad accoglierli e ad amarli, come loro amano il cinema. Perché al cinema, che sia tra le file della sala o sul grande schermo, c’è posto per tutti.
Chiara Cozzi
Segui Metropolitan Magazine ovunque! Ci trovi su Facebook, Instagram e Twitter!