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Un’altra giornata all’insegna di forti scontri nel cuore di Hong Kong, polo finanziario e politico della più grande regione amministrativa speciale cinese.

Ancora una volta l’ex colonia britannica è stata teatro di accese proteste da parte di migliaia di attivisti che si oppongono alla legge sull’estradizione.

Il clima di tensione si è aggravato dopo gli ultimi scontri ad opera di un folto gruppo di uomini vestiti di bianco, vicini alla Triade, la mafia cinese, che hanno preso d’assalto la stazione di Yuen Long ferendo in modo grave più di 45 persone.

Una Cina, due sistemi : la vera insoddisfazione dei cittadini

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“Chi protesta oggi vuole le dimissioni della governatrice Carrie Lam e la fine di un sistema politico considerato inadeguato e manipolato”, afferma quella parte della società che in modo pacifico ma allo stesso tempo deciso intende farsi sentire.

Una Cina – due sistemi, questo il modello politico contestato dalla gran parte dei cittadini.

Promosso ed attuato nel 1979 dall’allora leader comunista Deng Xiaoping , tale modello fu definito nell’ambito delle trattative tra Repubblica Popolare Cinese e Regno Unito.

Da allora Hong Kong è ritornata ad essere sotto la sovranità cinese, ma allo stesso tempo ha acquisito lo “status di provincia speciale” con la propria autonomia amministrativa ed economica.

Carrie Lam, prima donna ad aggiudicarsi il titolo di Capo dell’Esecutivo di Hong Kong, ha iniziato a perdere consensi già nel 2015.

Da allora i cittadini attendono una riforma elettorale mai formulata, definendo la stessa leader “il braccio destro” dei poteri centrali.