Il capo dell’esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha ritirato la legge sulle estradizioni che ha causato tre mesi di proteste da parte dei cittadini. Il provvedimento non è ritenuto sufficiente da parte dei manifestanti, che avanzano ulteriori richieste.
Dopo tre mesi di proteste, sfociate spesso in atti di violenza urbana, il governo di Hong Kong ha fatto un passo indietro.
Nella giornata di ieri, in un discorso pre-registrato di circa nove minuti trasmesso alle 18 a reti unificate, Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, ha annunciato il ritiro della discussa legge sull’estradizione, fino ad oggi solamente sospesa.
Il ritiro dell’emendamento rappresenta il primo successo del fronte democratico che da tre mesi riempie le strade dell’ex colonia britannica; la decisione è stata presa dall’esecutivo dopo una riunione tenuta da Lam con gli alleati pro-establishment.
Alla base della decisione c’è la volontà di Carrie Lam di “raffreddare l’atmosfera”; la leader ha, infatti, dichiarato:
“Il governo ritirerà formalmente la legge per placare appieno le preoccupazioni dell’opinione pubblica”.
Cosa prevedeva la legge
Secondo il governo dell’ex colonia britannica, questa legge era necessaria per colmare un vuoto normativo, al fine di consentire l’estradizione verso paesi con i quali non esiste ancora un accordo in tal senso, come Macao, Taiwan e la Cina continentale.
A detta dell’esecutivo, la proposta di legge prevedeva l’estradizione solo per persone accusate di reati con pena massima di almeno 7 anni ed era prevista la presenza di clausole di salvaguardia a tutela dei diritti umani che avrebbero dovuto evitare l’estradizione per motivi politici o religiosi.
No all’amnistia ed alla commissione indipendente sull’operato della polizia
La leader del governo di Hong Kong, tuttavia, ha fortemente negato l’amnistia per i manifestanti arrestati durante le proteste dei scorsi mesi, definendola come “inaccettabile” e “contro lo stato di diritto”.
Non sembra prevista neanche l’istituzione di una commissione indipendente che dovrebbe giudicare l’operato della polizia, anch’essa una richiesta formulata da parte dei manifestanti, insieme alle dimissioni dell’esecutivo; ciononostante Carrie Lam ha dichiarato che verrà comunque svolta un’indagine sull’operato delle forze dell’ordine, con il coinvolgimento di esperti stranieri.
Le perplessità dei manifestanti
Il tanto voluto ritiro dell’emendamento sull’estradizione non sembra, però, aver incontrato la soddisfazione dei manifestanti.
Sul forum LIHKG, piattaforma utilizzata dai manifestanti per discutere delle strategie anti-extradition bill, la decisione di Carrie Lam è stata definita come “troppo poco, troppo tardi”.
Appare probabile, quindi, che le proteste non si fermeranno nonostante il ritiro dell’emendamento, che appare solo come il primo di molteplici obiettivi perseguiti dai manifestanti.
Le dichiarazioni di Bonnie Leung
Stando a quanto ha dichiarato Bonnie Leung, esponente del Fronte dei diritti umani e civili, in cima alla lista delle richieste all’esecutivo, figura la già citata commissione indipendente per giudicare l’operato della polizia che, dall’inizio delle proteste, ha già arrestato oltre 1100 manifestanti; in aggiunta, il fronte democratico chiede le dimissioni di Carrie Lam, il ritiro dell’accusa di sommossa per i manifestanti arrestati ed elezioni democratiche a suffragio universale.
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