Le ultime due stagioni di Games of Thrones non avevano convinto i fan, per questo avevamo bisogno di qualcosa che facesse salire l’hype. E (per adesso) House of the Dragon ci sta riuscendo.

House of the Dragon: nostalgia di Games of Thrones mista al roboante nuovo

Nei primi due episodi, House of the Dragon è stata in grado di catturare l’attenzione, gli intrighi politici e gli emozionanti personaggi che hanno reso Games of Thrones una serie cult così come la conosciamo. Se da un lato il ritorno a Westeros colpisce i fan in maniera molto nostalgica, House of the Dragon racconta, come sappiamo, la storia di una donna che sale al potere e che potrebbe riuscire ad avvicinare tutti quegli spettatori che in realtà non hanno visto Games of Thrones. Ma perché? Perché l’ambientazione ricorda il vecchio, ma le storie sono nuove.

Basti guardare già il secondo episodio, “The Rogue Prince”. I fan di Games of Thrones hanno imparato a non saltare mai la sigla, perché oltre a fornire un’anteprima dei personaggi che potrebbero tornare nell’episodio, i titoli di coda hanno rivelato quali luoghi saranno presenti. I titoli della Casa del Drago ripropongono la colonna sonora di Ramin Djawad, ma le immagini sono tutte nuove.

House of the Dragon aveva di fronte a sé un compito difficile. Quanta familiarità sarebbero stati in grado di tollerare gli spettatori? Alcuni franchise come Star Wars, Terminator, Halloween e Jurassic Park non decollare perché si erano affidati esclusivamente alla nostalgia. I primi due episodi di House of the Dragon sono riusciti, per adesso, ad evitare questo problema. Mentre assistiamo a un’altra battaglia per il Trono di Spade, la storia che affronteremo sarà più personale, ossia sulla crisi interiore della famiglia Targaryen. Gli indizi sulla direzione della serie si trovano nella sequenza del titolo stesso.

Un altro grande punto a favore è stato quello di utilizzare il tema musicale principale di Djawadi. Mentre la colonna sonora ha incorporato nuovi brani che contraddistinguono personaggi come la principessa Rhaeneyra (Milly Alcock) e Daemon Targaryen (Matt Smith), la roboante canzone principale è rimasta la stessa. Il gioco è semplice: stiamo assistendo a un altro “Game of Thrones”, dato che diversi sovrani sono in lizza per un posto sul Trono di Spade. Tuttavia, non provengono da tutta la mappa. Invece di vedere più casate che formano alleanze e si dividono, stiamo vedendo una famiglia separarsi lentamente.

Il titolo della serie mostra una scia di sangue che si insinua nelle catacombe di una città mitica. L’implicazione è chiara: tutto ciò che Casa Targaryen tocca è segnato dalla violenza. La famiglia infatti si è affermata grazie al fuoco e al sangue. I titoli di Game of Thrones hanno suggerito l’espansione di un mondo che si riunisce; gli eroi di tutto Westeros si uniscono per affrontare gli Estranei.

L’enfasi sui fiumi di sangue (o letteralmente “linee di sangue”) nei titoli si adatta ai temi dello show. Finora, le discussioni nella Casa del Drago hanno riguardato quale Targaryen sarà nominato come successore di Re Viserys I (Paddy Considine). Sarà suo fratello Daemon, un anticonformista della famiglia noto per la sua brutalità? Sarà Raheneyra, la prima donna a sedere sul Trono di Spade? Oppure, il Re avrà un figlio dalla sua nuova moglie, Alicent Hightower (Emily Carey)?

Le migliori storie prequel prendono elementi del materiale originale e li approfondiscono. In “The Rogue Prince”, House of the Dragon riprende il tema ricorrente del matrimonio politico, così importante in Games of Thrones, e lo approfondisce. Rhaenyra è confusa, infatti se non può seguire ciò che il suo cuore desidera, allora che senso ha il trono? La decisione più logica sarebbe quella di sposare Laena (Nova Foueillis-Mosé), la figlia di Corlys Velaryon (Steve Toussaint). In questo modo unirebbe il sangue dell’Antica Valyria.

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