I ballottaggi di ieri hanno confermato il “trend” evidenziato nelle scorse settimane da tutte le statistiche. Cala in modo significativo il Partito Democratico, il Centro Destra a traino leghista conferma il suo stato di forma e il M5S rimane stabile nel dato generale. I capoluoghi di provincia in cui i cittadini sono stati chiamati alle urne per il secondo turno erano dieci, sette dei quali conquistati dalla destra. Il PD deve farsi un esame di coscienza sul sud.
Ad emergere è il dato che arriva dalle cosiddette roccaforti rosse, denominazione che, alla luce dei risultati di ieri, sembra superata. “Cadono” infatti i capoluoghi toscani di Massa, Pisa e Siena, l’unico comune importante amministrato dal PD in Toscana rimane Firenze, per ora. Oltre al dato toscano, nel loro complesso queste amministrative non hanno riservato grandi sorprese, dei 2,8 milioni di italiani chiamati alle urne, 2 milioni erano nel centro sud. Non stupisce quindi che le preferenze siano andate in direzione del “cambiamento”.
Calenda all’indomani del voto dichiara che occorre superare il PD per non condannare la sinistra ad un ruolo di irrilevanza. Martina frena e sostiene che è giusto ricostruire ma senza accantonare il Partito Democratico. Nessuno dei leader a sinistra convoca un grande tavolo per parlare del sud, vero macigno per un PD troppo superficiale sulla questione meridionale. Durante l’ultimo Governo l’impressione era quasi che il sud fosse come un cumulo di polvere da nascondere sotto il tappeto. L’esaltazione e gli incentivi alle eccellenze italiane, per la stragrande maggioranza al nord, doveva andare di pari passo con un serio dibattito sul rilancio del sud. Questa tematica, scomoda ai politici area Pd, emerge chiaramente dai dati del PIL. Il nord italia rimane una delle regioni più sviluppate d’Europa, la spaccatura della penisola rimane evidente e si riflette nel voto. Da una parte il reddito di cittadinanza, dall’altra l’attenzione sul tema migranti, molto sentito in alcune regioni meridionali, questi i due temi che conquistano un elettorato stanco e arrabbiato, molto distante dalla pacatezza con cui il Pd affronta i temi. Più che discutere sulla denominazione del “nuovo” soggetto politico, il Fronte Repubblicano o il PD dovrebbero stilare un vero piano di rilancio per il sud. Da Roma in giù si decidono le elezioni, proprio in quelle aree dove la sinistra “latita” da troppo tempo.