Bitcoin e Dogecoin si sfidano nel settore in crescita delle criptovalute che appassiona gli investitori in tutto il mondo

Da oltre dieci anni le transazioni avvengono anche attraverso le criptovalute e il loro uso si consolida scatenando una concorrenza fra loro che incuriosisce gli operatori, alle prese con il dubbio che i Dogecoin possano raggiungere il valore dei più classici Bitcoin in una sorta di gara di emulazione fra gli utenti.

I Bitcoin hanno aperto la strada al mondo delle criptovalute

Creati da un anonimo nel 2009, i Bitcoin sono cresciuti anche nel corso della pandemia e sono gli alfieri delle criptovalute cioè di valute virtuali che, secondo la definizione di Banca d’Italia, sono una rappresentazione digitale di valore, usata come mezzo di scambio o a scopo di investimento, che può essere trasferita, conservata o negoziata elettronicamente. I Bitcoin sono la nuova frontiera delle transazioni e investimenti digitali ad opera di uno o più hacker sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Le loro caratteristiche sono totalmente diverse dalle valute tradizionali e si riassumono come segue:

  • Il Bitcoin non ha alle spalle una Banca centrale che distribuisce nuova moneta
  • Si basa su un network di nodi, cioè di pc
  • Questa criptovaluta si serve del sistema peer-to-peer (P2P) in cui ogni utente connesso ad una rete funge sia da client, sia da server, quindi riceve e avvia uno scambio di dati, permettendo a chiunque di completare il download di uno o più file contemporaneamente
  • Questa gestione distribuita usa una forte crittografia per validare e rendere sicure le transazioni.

Utilizzo e valore dei Bitcoin

Chi desidera acquistare Bitcoin deve aprire un portafoglio o conto virtuale, collegarsi ai numerosi siti che offrono la valuta virtuale in cambio di denaro ed effettuare il pagamento attraverso bonifico o carte ricaricabili. Gli indirizzi dei proprietari che operano con i Bitcoin non contengono informazioni dell’interessato e sono in genere anonimi.

Dal momento che si può scambiare o spendere la criptovaluta presso numerose attività commerciali, sia di presenza, sia in modo virtuale, l’interesse è in crescita e, secondo il Financial Times, il valore degli scambi totali in Bitcoin è balzato da 150 milioni del 2018 a dieci miliardi di dollari l’anno seguente.

Il valore dei Bitcoin è molto volatile, basti pensare che nel 2017 aveva raggiunto il suo livello massimo per poi perdere fino all’80% e quindi risalire gradualmente, passando da 4.667 euro di aprile 2019 a 8.500 a giugno 2020 e, secondo le quotazioni di metà giugno di quest’anno, servono ora oltre 32.000 euro per acquistarne uno.

La concorrenza dei Dogecoin

Creati nel 2013 come fossero uno scherzo informatico, i Dogecoin si stanno rivelando un concorrente agguerrito per i Bitcoin. Non a caso, sono passati da una capitalizzazione di mercato pari a 60 milioni di dollari nel gennaio 2014 ai 340 nel giugno 2017 per poi sfondare il tetto di un miliardo a gennaio 2018. Secondo i dati aggiornati ad aprile 2021, Dogecoin ha raggiunto la vetta di 50 miliardi di dollari, entrando nella top 5 delle criptovalute per capitalizzazione, guidate dai Bitcoin con un mercato di oltre 600 miliardi.

I dati di Wall Street journal, dimostrano che Dogecoin è in fase di ulteriore rilancio, grazie all’autorizzazione di Coinbase Global che permette agli utenti di negoziare la criptovaluta sulla sua piattaforma, riservata agli investitori più esperti.  

A inizio giugno, il prezzo dei Dogecoin è schizzato del 22%, rasentando i 42 centesimi, con un valore di mercato di circa 54 miliardi di dollari. In ogni caso, non si può ignorare  una certa volatilità dato che il guadagno così marcato non ha impedito a questa criptovaluta di perdere quasi metà del suo valore, rispetto al record che aveva raggiunto a maggio.

Dogecoin e tecnologia d’avanguardia

La tecnologia è una discriminante essenziale per i Bitcoin, ma i Dogecoin non sono da meno e il debutto su Coinbase Pro, popolarissimo borsino delle criptovalute, permette ora di scambiarli iscrivendosi a questa piattaforma professionale gratuita, che offre grafici avanzati e strumenti analitici, in alternativa alle altre piattaforme come Robinhood Markets, Bittrex Global e Kraken della Payward.

La popolarità del Dogecoin è in crescita proprio da quest’anno e forse chi lo aveva creato, ironizzando sulla mania delle criptovalute e impostandolo senza limiti nel generarli, in antitesi ai Bitcoin, probabilmente non immaginava che gli utilizzatori di computer veloci avrebbero sbloccato nuovi gettoni risolvendo anche complessi puzzle matematici e portando alla ribalta mondiale anche un altro token gli  Shiba Inu, definita letteralmente Doge Killer. Il token è appoggiato da una community impressionante di persone e il sito Quotidianpost.it ci spiega in modo dettagliato il progetto che si cela dietro gli Shiba Inu.

L’importanza del meme nelle criptovalute

Il meme è un termine di riferimento per le criptovalute, risale al termine greco mímema, che significa imitazione, e si riferisce a un contenuto che in poco tempo diventa virale. La caratteristica delle criptovalute è proprio la loro grande capacità di replicazione, trasmettendo interesse da un utente all’altro che favorisce il loro utilizzo. E’ quindi evidente che l’emulazione fra utenti è la base del successo crescente anche dei Dogecoin, a condizione che i clienti trasferiscano a Coinbase Pro i loro token che sono gli oggetti fisici per le autenticazioni forti a due fattori.

La massiccia presenza di utenti genera un’ampia capacità di acquisto o vendita, ma i dogecoin hanno ancora qualche limite perché non saranno ancora disponibili sulla piattaforma di investimento generale di Coinbase, che ha un’interfaccia più semplice per i nuovi investitori e offre meno opzioni di trading. I Dogecoin potrebbero raggiungere il valore dei Bitcoin, ma l’esito è ancora prematuro e la sfida tra investitori è aperta.

I limiti delle criptovalute secondo gli analisti

Le criptovalute offrono nuove possibilità di acquisto e investimento, ma mostrano anche dei limiti che il presidente di Consob Paolo Savona ha messo in evidenza nel suo intervento del 14 giugno. In pratica, il passaggio fondamentale da criptovaluta di tipo virtuale a moneta vera e propria dovrebbe passare attraverso il controllo di un’emittente pubblica.

Come sottolinea Andrea Muratore nella sua analisi economica per Inside Over,  i “minatori” di bitcoin e criptovalute simili si lanciano nel gioco con l’obiettivo di costruire quelli che ritengono vere e proprie forme di moneta alternativa ma che, alla prova dei fatti, si rivelano asset dalla forte volatilità. Varie autorità a livello globale si stanno concentrando su questo nuovo fenomeno e propongono la creazione di vere e proprie monete digitali governate dalle banche centrali.

L’obiettivo è il contrasto alle manipolazioni di mercato degli ultimi mesi, a causa dell’andamento molto altalenante di Bitcoin, Dogecoin, Cardano e altre criptovalute a livello di quotazioni, con rischi reali di contraccolpi sistemici. In particolare, il trading ultraveloce sta prendendo piede anche in contratti derivati che hanno come moneta di riferimento una criptovaluta e si deve evitare una nuova bolla speculativa simile a quella esplosa tra il 2007 e il 2008, nonostante la moneta virtuale fosse ancora quasi sconosciuta.