Belli e ripugnanti questi mostri, che ci hanno abituati allo spasso delle battute, polemizzando tra loro, facendosi reciprocamente da spalla. Sono Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, nel capolavoro di Dino Risi del 1963. La vecchia Roma sotto la cinepresa, accompagnata dalle musiche di Armando Trovajoli. Tra il cinismo, la superficialità, e il graffiante ritratto dell’italiano di quegli anni. Ci faranno sorridere con una punta di amarezza. Con uno scambio delle parti, fino a farci chiedere chi è il vero ‘mostro’. Stasera in tv, “I mostri”: “Ricordati, chi picchia per primo picchia due volte”.

Il paradosso, l’eccesso, la realtà che si rivela più assurda di qualunque ricostruzione. Una barzelletta filmata, dove i vizi sono i protagonisti. Un film strutturato ad episodi, ben venti. Secondo lo schema in voga in quegli anni. Ai protagonisti Tognazzi e Gassman, si affiancano Lando Buzzanca, Franco Castellani, Marisa Merlini, il giovane Mario Brega e il piccolo Ricky Tognazzi, di soli otto anni, debuttante nel primo episodio “L’educazione sentimentale“. La satira, lo sberleffo fatto all’Italia del boom. Dino Risi ci mette di tutto: il malcostume dilagante, approfittatori, e l’opportunismo senza scrupoli. “Ripescate la vecchia e asciugatela!“, grida al megafono l’uomo sul set. Non bastò il certificato del dottore tenuto in borsetta, con tanto di patologie, a fermare i ceffi con a capo Gassman, che braccano la donnina per strada. L’accerchiano, e tra il suo ignaro smarrimento, la catapultano all’insaputa in una piscina. Perché la scena è bella così, reale!

Tutti i mostri fan così

La mano di Dino Risi, non è quella con le vene in evidenza, sanguinante nella luce crepuscolare. È puro talento a guidarla. Il grottesco si fa ilare, e lui, è tra i più simpatici ‘poeti’ della commedia all’italiana. Stasera in tv tornano a spaventarci “I mostri“, con il soggetto e sceneggiatura di Age & Scarpelli, Elio Petri, Dino Risi, Ettore Scola, Ruggero Maccari, e la fotografia di Alfio Contini. In un condensato di: “Ehhh ssso contento”, l’ipocrita frase, bugiarda, che fa da tormentone. O, ancora, il povero proletario che lascia i figli malati e la moglie, per andare a vedere “àmagggica”.Non bisogna mai dire di sì, ricordalo, mai, sempre di no. Perché con un “no” ti spicci, con un “sì” t’impicci”. Così disse il Padre al figlio Paoletto. Poi arriva il finale, e i due protagonisti passeggiano sulle note di “Io che amo solo te“, di Sergio Endrigo.

Andrà in onda la ventesima puntata del romanzo sceneggiato La cieca di Benevento… mi correggo di Sorrento!” La voce dell’annunciatrice proveniente dalla TV, incespica e ti fa assaporare il carattere comico del film. Il padre, Il carabiniere, Stefano, L’onorevole, Il latin lover, Pilade Fioravanti, Il vigile, L’impiegato, Lo spettatore, Il marito, Guarnacci. Tutti i ruoli di Ugo Tognazzi ne “I mostri” stasera in tv. Il baraccato romano, il vitellone, regista intellettuale, avvocato senza scrupoli, il mendicante, frate vanitoso, ex manager di pugilato, i personaggi interpretati da Vittorio Gassman. Nani e ballerine, colti e analfabeti, ‘chi piange e chi fotte’. E’ il valzer immorale che fa girare la testa, dalla strada agli ambienti snob, senza distinzione. Sotto un’unica, falsa scusante: “Lo dico per te, non per me!”.

I mostri fanno ancora paura

Tra tanti anni, come un ritrovamento di un sarcofago, di una mummia datata, gli storici saranno in grado di stabilire quando e come vissero questi ‘mostri’. La meraviglia li coglierà nello scoprire che sono ancora così attuali, per nulla estinti. Sembrerà rinvenire alla luce, quella speciale magia godereccia, delle serate a Velletri a casa di Tognazzi. Quando Gassman, attento e salutare nella dieta, con il fisico allenato dallo sport, si lasciava trasportare dai profumi prelibati del fidato amico, suo vicino di casa. Famoso per i suoi pranzi, dove l’arte dell’attore di mondo, si mescolava alle braci roventi. E la cucina era un vizio da assaporare rigorosamente in compagnia. La verità è, che Gassman e Tognazzi fanno paura dipingendo questi ‘mostri’. Quel sadico ghigno, ancora oggi, sotto al letto e dietro l’angolo.

Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici