Nucleare, rigassificatore e stop alle trivelle. I partiti che si presentano al voto del prossimo 25 settembre hanno idee molto diverse per quanto riguarda l’energia e la gestione dei rifiuti

Lo dice esplicitamente il centrodestra nel punto 11 del suo programma, quello dedicato all’autosufficienza energetica: “È possibile il ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito

Chi spinge di più sul tema del nucleare è il leader della Lega Matteo Salvini, che vorrebbe superare il no al nucleare, risalente al risultato di un referendum tenutosi nel 1987. Non più tardi dello scorso giugno, al Convegno dei giovani industriali di Rapallo, aveva dichiarato: “La prima centrale nucleare italiana? Fatela a Milano, a casa mia, nel mio quartiere a Baggio. Proprio a Milano, che è la capitale dell’innovazione

Il Partito Democratico, invece, punta sui rigassificatori, “il cui ricorso appare necessario ma a condizione che essi costituiscano soluzioni-ponte, che rimangano attivi solo pochi anni e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, proprio per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”. Particolare attenzione ai territori dove verranno installati, “che andranno preventivamente consultati e risarciti, per l’impatto economico e sociale che possono subire, attraverso un fondo ad hoc

E il Terzo Polo? Da tempo Calenda sostiene in modo esplicito il nucleare, “perché altrimenti è impossibile ottenere l’obiettivo zero emissioni”. In passato l’ex ministro era arrivato anche a sfidare il segretario del Pd Enrico Letta “a un confronto affinché possa spiegare agli italiani in che modo, senza il nucleare, possiamo raggiungere l’obiettivo prioritario delle emissioni zero

Le posizioni in materia del MoVimento 5 Stelle sono anch’esse note: una di queste è la contrarietà a nuovi inceneritori, già espressa in occasione del progetto di un impianto a Roma dal suo capo politico, il presidente Giuseppe Conte

Programmi elettorali: non solo energia

Tra i 15 punti programmatici presentati dal centrodestra un posto di primo piano lo hanno le riforme istituzionali come il presidenzialismo e le autonomie, promosse rispettivamente da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, invece osteggiate sia dalla sinistra che dal centro. Presente anche la famigerata flat tax, tanto discussa in questi ultimi giorni, di cui però si chiede una rimodulazione   

Per quanto riguarda il centrosinistra, nel documento programmatico di 34 pagine votato all’unanimità si trovano tre punti principali: sviluppo, lavoro e diritti. Sono presenti l’approvazione del DDL Zan,  l’introduzione del matrimonio egualitario, la parità di genere e anche lo ius scholae, oltre al progetto di costruire 500 mila alloggi popolari entro 10 anni. Nel programma si riporta la volontà di puntare ad un sistema fiscale “più equo”, con la riduzione dell’Irpef a partire dai redditi più bassi e la lotta all’evasione 

Per quanto riguarda le riforme politico-istituzionali il Partito Democratico presenta nel documento la volontà di introdurre la cosiddetta sfiducia costruttiva, oltre ad una nuova legge elettorale contro le liste bloccate. Andando contro i princìpi degli ex alleati, il Movimento 5 Stelle, Enrico Letta promuove sia i rigassificatori, anche se solo in fase transitoria, che una modifica del reddito di cittadinanza e del superbonus 110

L’Agenda Draghi è invece il manifesto programmatico del Terzo Polo centrista di Carlo Calenda e Matteo Renzi. I punti sono chiari: europeismo, atlantismo, rispetto dei 55 punti del Pnrr, sostegno all’Ucraina e continuazione del percorso di riforme già iniziato, dalla giustizia alla concorrenza fino al fisco, con la riforma dell’Irpef, e al sociale. Attenzione anche alla politica energetica e ambientale, con una forte spinta per le rinnovabili e l’installazione dei rigassificatori