Alla fine, l’ha spuntata Donald Trump. I White Stripes hanno ritirato volontariamente la causa contro di lui. Motivo del contenzioso, iniziato lo scorso agosto, l’utilizzo da parte del tycoon del loro successo Seven Nation Army, riprodotto durante la sua campagna elettorale. Gli ex coniugi Jack e Meg White hanno duque fatto un passo indietro, depositando, domenica 10 novembre, una notifica di ritiro temporaneo del procedimento presso la corte distrettuale di New York.

La notizia arriva ad appena una settimana dalla rielezione del candidato repubblicano. Nessuna delle parti in causa, al momento, ha rilasciato dichiarazioni a riguardo.

White Stripes contro Trump: gli antefatti

L’ex duo rock di Detroit aveva contestato a Trump l’impiego di Seven Nation Army, singolo di traino dell’album Elephant, 2003. Il brano, caro agli italiani per motivi calcistici, era stato inserito in uno spot distribuito sui social durante la corsa alla Casa Bianca. Lo staff legale dei musicisti aveva chiamato in causa, oltre che lo stesso imprenditore, anche la sua responsabile delle comunicazioni, Margo Martin.

«Questa macchina porta i fascisti in tribunale». Con queste parole, qualche mese fa Jack White aveva fatto capire di aver denunciato Trump e il suo entourage per l’uso non autorizzato della sua canzone. Per l’occasione, anche Meg si era ricongiunta con l’ex marito; anche la batterista, infatti, risultava come querelante. A rispondere dell’accusa di «appropriazione palese e indebita» del pezzo erano Donald Trump, Margo Martin, più l’intera organizzazione Trump for President 2024. Gli avvocati dei White Stripes hanno elencato sei capi di imputazione collegati alla violazione di copyright, e la richiesta era un risarcimento dei danni d’immagine e un ordine restrittivo verso il neo-eletto presidente. Ora, però, sembra che la causa sia giunta ad una battuta d’arresto.

Federica Checchia

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