Il 16 maggio del 1943, il ghetto di Varsavia è in rivolta contro i nazisti

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Di Redazione Metropolitan

Era il 1943, la Seconda Guerra Mondiale, mieteva vittime ed il regime nazista avanzava tra terrore ed orrori. Ci troviamo a Varsavia, capitale della Polonia, dove c’è una popolosa comunità ebraica. Stanchi dei soprusi e delle atrocità inferte dal regime nazista, il ghetto ebraico polacco, con estremo coraggio si ribella. La rivolta inizia dal 19 aprile al 16 maggio del 1943. Un atto valoroso, che costa alla comunità quasi lo sterminio totale. Infatti furono circa 13.000 gli ebrei uccisi nel ghetto di Varsavia. I nazisti, rasero al suolo il ghetto ebraico polacco. I 42.000 abitanti superstiti, vennero smistati e deportati nei campi di concentramento.

Il regime nazista, già dai primi anni della guerra, aveva iniziato a smistare molte comunità ebraiche europee in Polonia. Circa 3 milioni di ebrei, arrivarono nel territorio polacco. Creando così un sovraffollamento, in vari ghetti della nazione. Quello di Varsavia era tra i più popolosi. Infatti le condizioni igienico, sanitarie erano precarie vista la popolarità del ghetto. Tra povertà e miseria, gli ebrei abitanti erano ormai messi a dura prova. Per questo la ribellione ai nazisti, sfocia da un disagio socio economico, che già da anni si stava sviluppando. Il triste epilogo della vicenda, vede i nazisti vittoriosi, che deportano gli ebrei nei vari campi di concentramento.

I sopravvissuti alla distruzione del ghetto

ghetto di versavia- credits: articolo21.org
credits: articolo21.org

Nel 1948 in Israele, alcuni dei superstiti di questo sterminio, costituirono un’associazione di sopravvissuti. Definiti come “i combattenti del ghetto”, si riunirono per commemorare i fratelli sterminati dalla follia nazista. Tra i dolorosi ricordi di cari, persi nei campi di concentramento, la memoria è l’unica speranza per il futuro. Infatti raccontare le loro testimonianze, per quanto dolorose ed atroci siano, hanno il compito di istruire le nuove generazioni. Giovani fortunati, che non hanno dovuto patire la deportazione. Ma che devono conoscerla in ogni minimo dettaglio, con la speranza che il futuro sia salvo da altre folli atrocità come quella nazista.

a cura di Chiara Bonacquisti

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