Il 2 luglio del 1897 il giovanissimo Guglielmo Marconi, appena 23enne, si recava con la madre a Londra per depositare il brevetto della sua nuova invenzione: la radio. Quello stesso brevetto che il Ministero delle Poste e dei Telegrafi guidato dal ministro Pietro Lacava non gli aveva concesso.
La radio e la sperimentazione

Guglielmo Marconi brevettava in quella giornata la radio, o meglio la sua trasmissione telegrafica senza fili, dopo anni di esperimenti casalinghi. Dal 1892, infatti, aveva cominciato a mettere a punto un sistema telegrafico senza fili. Il padre e il fratello di Marconi avevano sin da subito creduto nelle sue idee e nel suo progetto, supportandolo anche economicamente.
Nel 1895, Guglielmo riuscì a far comunicare il dispositivo inventato, composto di due parti che si trasmettevano informazioni, appunto, senza fili e mantenendole e km di distanza l’una dall’altra. Due anni dopo si recò a Londra per ottenere il brevetto che il Ministero italiano gli aveva rifiutato etichettandolo anche come “pazzo”. Marconi stava brevettando l’oggetto che sarebbe diventato il primo mass media della storia permettendo di diffondere informazioni in tutto il mondo e di veicolarle in tempo reale. L’invenzione fu una delle più rivoluzionarie della storia e probabilmente quella che, ad oggi, è invecchiata meglio.
Guglielmo Marconi e la radio: una paternità controversa
Guglielmo Marconi ha dovuto lottare per farsi riconoscere la paternità della radio da lui inventata. Questo accade dal lontano 1897 perchè a volte è Nikola Tesla ad essere riconosciuto come l’inventore. A quest’ultimo, però, va sicuramente il merito di aver spiegato come utilizzare le onde elettromagnetiche, mentre a Marconi quello di aver sperimentato le idee di Tesla, ma anche di Augusto Righi ed altri teorici e scienziati, al fine di compiere un esperimento pioniere e dare alla luce la radio.
Giorgia Lanciotti
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